Romano Prodi all’Unical: «Le università cruciali per la costruzione di una società della pace»
VIDEO | L’ex presidente del Consiglio durante l’assemblea dell’Unione delle Università del Mediterraneo tesse le lodi dell’ateneo di Arcavacata: «Un bell’esempio di come dovrebbe funzionare ogni campus d’Europa»
Romano Prodi ha un sogno: quello di trasformare il sistema universitario europeo in una formidabile rete di scambi culturali, in una fucina di conoscenze ma anche di tolleranze, dove ragazzi di diversa estrazione sociale e religiosa convivano insieme, condividendo il percorso di formazione professionale. E quello di crescita cognitiva ed evolutiva, gettando così le basi per una nuova società della pace, più giusta, più equa, più preparata alle sfide della contemporaneità.
Un sogno lungo trent’anni
L’ex presidente del Consiglio l’idea l’aveva lanciata ai tempi del suo mandato alla guida della Commissione Europea. E l’ha ribadita ancora una volta intervenendo all’Università della Calabria durante i lavori di apertura dell’Assemblea Generale di Unimed, l’Unione delle Università del Mediterraneo, ospitata all’ateneo di Arcavacata. «Sono qui a Rende perché questa università è uno dei pochi bei segnali che si colgono su questo fronte, dove c’è un’altissima frequenza di iscritti stranieri. Credo sia un bell’esempio di come le università dovrebbero funzionare in Europa. Quando avremo 500 mila ragazzi di ogni paese del nord e del sud, formati da docenti provenienti da ogni paese del nord e del sud, avremo la speranza di risolvere le tragiche questioni relative al Mediterraneo che la politica non riesce a sbrogliare».
Il Mediterraneo è un disastro
«Il Mediterraneo oggi è un disastro – ha poi aggiunto Prodi con una vena di preoccupazione –. Dovrebbe assumere un ruolo centrale nello scacchiere internazionale. Invece vi rendete conto che a pochi chilometri da qui comandano i russi e i turchi? Bisognerebbe costruire una rete non soggetta al controllo degli stati, ma di tipo solidale. L’ostacolo vero a questo vecchio progetto di università paritarie, è rappresentato dalla riluttanza della democrazia nel sostenere iniziative di lungo orizzonte. Si pensa solo a guadagnare consenso per le prossime elezioni, mentre i dittatori si pensano eterni. E questo – ha concluso Prodi – è un problema che presto o tardi bisognerà affrontare».