Sanità calabrese, il Pd attacca: «Il rapporto Agenas smonta la propaganda del centrodestra»
Per i dem guidati da Nicola Irto, i dati sull’organico del personale sanitario mostrano un arretramento della Calabria e “smentiscono le narrazioni di rinascita”: «Le assunzioni sbandierate da Occhiuto sono solo una goccia nel deserto. Da noi 4 infermieri ogni 1000 abitanti»
Il Partito Democratico calabrese torna a puntare il dito contro la gestione sanitaria regionale e contro il governo nazionale, prendendo spunto dall’ultimo rapporto Agenas sullo stato del personale del Servizio sanitario nazionale.
«L’ultimo rapporto Agenas smonta definitivamente la propaganda del centrodestra sulla sanità calabrese» afferma il Pd Calabria in una nota diffusa ieri, sotto la guida del senatore Nicola Irto. I dem sottolineano come “i dati siano impietosi”: tra il 2019 e il 2023, i medici in servizio nella regione sarebbero diminuiti dell’8,5%, passando da 3.689 a 3.374 unità.
Nel frattempo, evidenziano, regioni come Lombardia e Veneto registrano incrementi del personale: «In Lombardia i medici sono saliti a oltre 15.200 (+6,7%) e in Veneto a quasi 7.900. È l’immagine di un Paese spaccato – scrivono – resa ancor più drammatica dall’autonomia differenziata che il governo Meloni vuole imporre».
Il quadro delineato dal Pd non è migliore per infermieri e operatori socio-sanitari: in Calabria si contano appena 4,1 infermieri ogni mille abitanti, contro i 6,8 della Liguria e i 5,9 del Veneto, mentre gli Oss restano sotto la media nazionale (1,3 per mille abitanti) a fronte dei 3 del Friuli Venezia Giulia.
«Altro che rinascita della sanità – attaccano i dem – le assunzioni sbandierate da Occhiuto e dai suoi assessori sono solo una goccia nel deserto». Secondo il partito, infatti, «le misure adottate non hanno minimamente compensato le perdite dovute al blocco del turnover, mentre i Pronto soccorso scoppiano e i giovani medici scappano».
Il Pd punta il dito anche contro il “silenzio assordante del presidente Occhiuto” e chiede al governo nazionale interventi urgenti: «È ora che la Calabria esca dal regime commissariale, ma con misure straordinarie di reclutamento e riequilibrio del personale, concrete, veloci ed effettive».
Nel mirino anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, accusato di ignorare la portata della crisi sanitaria calabrese. «Il governo Meloni sta scrivendo la fine del Servizio sanitario pubblico nel Mezzogiorno – conclude la nota – poiché trasforma i diritti in privilegi geografici. Il diritto alla salute è un caposaldo della Costituzione e non può dipendere dal Pil».