Sanità, la svolta di Meloni: dopo 14 anni fine del commissariamento ma la Calabria resterà in piano di rientro
La comunicazione della premier dal palco di Lamezia cambia il quadro: finalmente il Consiglio regionale potrà legiferare sul settore e confezionare un piano sanitario basato sulle reali esigenze dei territori. Ma rimarrà, come già in Campania e Lazio, la rigida sorveglianza del ministero dell’Economia e Finanze
La calata in Calabria dei maggiori leader nazionali dei due schieramenti era stata vista da molti come la solita parata elettorale. Un atto dovuto per il centrodestra, che ha voglia di allungare sul due a zero la partita delle regionali; e un atto altrettanto dovuto dall’altra parte politica che dopo la sconfitta nelle Marche vuole dimostrare che il campo moderato-progressista costruito in Calabria può avere senso politico. Così in molti si sono soffermati sulla notizia di colore del viaggio compiuto tutti insieme sull’aereo Ita sbarcato a Lamezia, chi in economy chi in prima classe.
Ma oltre la parata e le scaramucce elettorali c’è anche la notizia. E’ stata la premier Giorgia Meloni a darla dal palco di Lamezia Terme. «Sono felice di annunciare - ha detto - che abbiamo avviato l'iter per l'uscita della Calabria dalla gestione commissariale perché se lo merita».
In realtà Roberto Occhiuto è da mesi che annuncia la fine del commissariamento per la nostra Regione, ma detto pubblicamente dalla Presidente del Consiglio dei Ministri assume tutta un’altra sostanza. Se quanto detto dalla Meloni non sarà solo una boutade elettorale, finirà per la Calabria un commissariamento durato quattordici anni, che ha prodotto solo slogan buoni per le varie campagne elettorali, ma nessun risultato concreto per i calabresi. I dati sulla migrazione sanitaria lo dimostrano in maniera implacabile.
Bisogna però distinguere fra la fine del commissariamento e la fine del piano di rientro che sono due cose diverse. Nel Lazio governato dal dem Zingaretti e nella Campania di De Luca le due regioni sono infatti uscite dal primo ma sono rimaste ancorate al piano di rientro.
Questo vuol dire che la sorveglianza dei Ministeri della Salute e dell’Economia resterà alta sulla Calabria e soprattutto sui suoi conti sanitari. Siamo lontani dal rientro del debito sanitario anche se Occhiuto durante questa campagna elettorale ha rivendicato il merito di aver finalmente fatto approvare alle Asp (soprattutto di Cosenza e Reggio Calabria) bilanci che si perdono nella notte dei tempi. Lo si è potuto fare anche grazie ad un emendamento che favoriva l’approvazione dei bilanci, ma la Corte dei Conti, almeno su quelli relativi a Reggio Calabria, ha avanzato dubbi sulla reale rispondenza e veridicità dei documenti contabili approvati. Soprattutto quelli più datati che sono stati ricostruiti faticosamente ex post.
Sanità in Calabria senza guida mentre il piano di rientro va a Roma e si tratta per uscire dal commissariamentoCon questo non si vuole certamente sminuire l’importanza della notizia che resta positiva. Finalmente la Calabria potrà autogovernarsi in questo settore che troppo spesso è stato vittima di burocrati che non conoscevano le peculiarità del territorio e non sanno magari le difficoltà di raggiungere Paola da Praia a Mare.
Il prossimo Presidente della giunta regionale potrà quindi nominare un assessore alla Sanità, il consiglio regionale potrà legiferare in materia tenendo conto delle istanze dei territori e soprattutto si potrà approvare un piano sanitario regionale (magari frutto di un confronto in consiglio) che è quello che davvero manca alla Calabria.
Certo tutto dovrà essere fatto sotto la stretta vigilanza di Ministero della Salute e del MeF quindi non si potranno fare voli pindarici, ma dare un’impronta più territoriale alla strategia sanitaria complessiva certamente sì.
Questo implica ovviamente anche una maggiore responsabilità per chi andrà a governare il prossimo sette ottobre. Sappiamo come la voce sanità rappresenti qualcosa come quasi il 70% del bilancio regionale. Un motivo in più per scegliere con attenzione la futura composizione del prossimo consiglio regionale e un motivo in più per i calabresi a sottrarsi dall’apatia dell’astensionismo. In fondo gli assenti hanno sempre torto.