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09/10/2025 ore 06.15
Politica

Scopelliti che torna (ma non sfonda) e le macerie del Pd di Cosenza: alle Regionali le storie intrecciate degli ex giganti del voto

A Reggio Calabria la partita interna al centrodestra premia Cannizzaro e frena la scalata dell’ex sindaco con Cirillo che nel capoluogo passa da 117 a 7800 voti e batte Sarica. Nell’area urbana bruzia i dem guidavano la fila: oggi sono quasi irrilevanti e senza consiglieri

di Pablo Petrasso

Scopelliti che torna senza fare il botto a Reggio Calabria, il centrosinistra dell’area urbana cosentina sul viale (forse definitivo) del tramonto dopo qualche decennio. Giganti in bilico nel presente e nel futuro della politica in Calabria, seppure in congiunture e da posizioni molto diverse. Scopelliti torna dopo aver scontato una condanna: dopo anni di inattività politica, viene celebrato nelle piazze e nei salotti, accolto a braccia aperte e allo stesso tempo visto come un pericolo da una parte dei suoi alleati. Mano tesa in pubblico, strategie per limitarlo nelle urne: finora l’accoppiata (lo dicono i numeri) è vincente.

Il Pd dei potenti che non c’è più: macerie a Cosenza

A Cosenza invece i giganti si sgretolano e trascinano con sé il Pd cittadino (non che quello regionale stia molto meglio) che nell’area urbana perde pezzi, voti e non porta a casa neppure un consigliere regionale. Il centrosinistra bruzio ne ha soltanto uno, Francesco De Cicco, che si definisce un uomo del popolo e pur candidato in Democratici e progressisti non è legato ad alcun partito. Di più: è stato assessore fino a qualche anno fa in una delle giunte di centrodestra guidate da Mario Occhiuto.

Zero tituli dem, si direbbe con un’abusata metafora calcistica. Sembrano passati secoli dalle messi di consensi raccolte da Nicola Adamo e Carlo Guccione o dall’affermazione netta di Mario Oliverio come governatore. Il guaio (per il Pd) è che tra Cosenza e Rende Tridico riesce a superare Occhiuto eppure i dem restano confinati in un’area ai confini con l’irrilevanza. Nel capoluogo il primo partito del centrosinistra è Democratici e progressisti con quasi il 16%, trainato dai voti di De Cicco, segue Tridico presidente (13,35%) con i 1532 voti di Bianca Rende. Per i dem neanche un risultato a doppia cifra: 9,62%. Giuseppe Mazzuca, presidente del consiglio comunale, arriva a 819 voti, Enza Bruno Bossio, ex parlamentare, a 688. A beneficiarne Rosellina Madeo, che “tiene” nella città dei Bruzi, e distanzia i competitor nella sua Corigliano Rossano (1572 voti contro i 532 di Bruno Bossio). È il segno che la classe dirigente al timone del Pci prima, dei Ds poi e infine del Pd nell’area urbana ha perso il contatto con la base elettorale? Pare di sì: il Pd è la quinta forza alle Regionali, superato anche da Occhiuto Presidente e Fratelli d’Italia. A Rende va addirittura peggio: arrivano davanti al Pd Tridico Presidente, Casa Riformista, Movimento Cinquestelle, Occhiuto Presidente, Forza Italia e Fratelli d’Italia. I dem arrivano al settimo posto con il 9,01%. Lì dove si pianificavano le strategie per conquistare la Regione (o approdare in Parlamento) sono rimaste briciole. O macerie, a seconda dei punti di vista.

Il ritorno di Scopelliti: ma gli alleati sono prontia frenarlo

Chi dalle macerie di una condanna vorrebbe rialzarsi è invece Scopelliti. Il pienone alle presentazioni del suo libro, le braccia aperte della coalizione, le continue sollecitazioni per una discesa in campo. Magari alle prossime Comunali di Reggio Calabria: in questo senso il suo riaffacciarsi – quantomeno da sponsor di un candidato – alle Regionali era considerato da molti osservatori un test per valutare l’appeal dell’ex sindaco e governatore sulla piazza. Com’è andata? Bene ma non benissimo. Il candidato di Scopelliti, Francesco Sarica, ha raccolto più di 7mila preferenze nella Lega. Molte ma non sufficienti per superare gli oltre 11mila voti di Giuseppe Mattiani, appena arrivato al Carroccio da Forza Italia. Sarica, ex dirigente della sanità reggina (sempre in quota Scopelliti) potrebbe rientrare in gioco per Palazzo Campanella grazie all’introduzione del consigliere supplente se Mattiani fosse premiato con un assessorato. Di fatto, però, il candidato dell’ex primo cittadino condannato a 4 anni e 7 mesi per falso in atto pubblico ottiene un buon risultato ma non sfonda. È sufficiente per immaginare un ritorno in campo di Scopelliti? Lui ha sempre detto di non volersi candidare a sindaco e dal centrodestra sono arrivate grandi aperture di credito. Più che altro grandi aperture al dialogo, nessun invito diretto a ricandidarsi: il grande ex è ingombrante anche per le legittime aspirazioni dei suoi alleati. Che, nelle urne, ci hanno tenuto a mettere in chiaro che negli ultimi dieci anni sono cambiati equilibri e rapporti di forza.

Primo fra tutti Francesco Cannizzaro: il deus ex machina del trionfo organizzativo di Forza Italia ha messo in chiaro con i numeri che a Reggio Calabria la scelta del candidato per il dopo Falcomatà vede gli azzurri in pole position.

L’avviso ai naviganti si lega a doppio filo con la performance elettorale di Salvatore Cirillo. Altro pezzo della campagna acquisti forzista in arrivo da Coraggio Italia. Cirillo è alla seconda legislatura, timbrare con numeri da capogiro rispetto al primo mandato incassato con circa 3200 preferenze. Nella tornata del 5 e 6 ottobre ha ottenuto 19225 voti: 16mila preferenze in più per un candidato della Locride, area tra le più affollate in quanto ad aspiranti consiglieri di peso. Il punto è che Cirillo ha sbancato in quasi tutta la provincia ma soprattutto nel capoluogo. A Reggio Calabria è passato da 117 voti del 2021 a 7851 consensi sui quali nel centrodestra tutti hanno letto la griffe di Cannizzaro, coordinatore regionale di Fi che lo ha accompagnato nel partito. Prova di forza a uso interno, dicono i bene informati. Il messaggio è arrivato: il candidato di Cannizzaro a quasi 8mila voti nella città dello Stretto, quello di Scopelliti a circa 5mila. Va bene l’apertura al grande assente degli ultimi dieci anni, ma le Regionali hanno messo in chiaro gli equilibri nella coalizione.