Si muove la politica italiana: Meloni rallenta, il Pd riparte, Conte in caduta libera
Il sondaggio Winpoll mostra un centrodestra ancora in testa ma meno dominante. Il Pd recupera consensi, il M5S scivola sotto l’11% e le forze centriste restano ai margini. Urne in vista in Campania, Puglia e Veneto, poi in primavera il referendum costituzionale
C’è movimento nella politica italiana. Lento, impercettibile, ma reale. Lo racconta il sondaggio Winpoll, che fotografa un Paese dove i rapporti di forza non cambiano radicalmente, ma qualcosa inizia a muoversi.
Manca poco alle elezioni regionali in Campania, Puglia e Veneto, e il centrodestra resta saldamente in testa, ma la sua corsa non è più trionfale. Fratelli d’Italia si attesta al 28,8%: un risultato importante, ma lontano dal 30-31% del recente passato. La leadership di Giorgia Meloni resta forte e senza alternative, ma la spinta propulsiva sembra ormai esaurita. La premier comunque non se ne preoccupar troppo: sa che la coalizione tiene bene. Infatti Forza Italia e Lega restano allineate intorno al 9,6%, cosa che sembra soddisfacente per entrambi i partiti. La famiglia Berlusconi, ‘proprietaria’ unica del partito della buonanima del Cavaliere, per il momento tace, ma c’è chi giura che fra non molto potrebbe decidere di scendere in campo direttamente, come ai bei tempi. Nessun problema per Salvini che ha blindato il partito, nonostante Zaia e Vannacci.
Sul fronte opposto, il Partito Democratico mostra segni di vita. Risale al 22,9% e riduce il distacco dalla destra. È un piccolo ma significativo passo avanti che sembra premiare, almeno in parte, la strategia di Elly Schlein, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle regioni dove si voterà. Eppure, dentro il Pd il dissenso resta vivo: le anime riformiste e quel che resta dei prodiani, non tacciono più e la segretaria dovrà presto affrontare il nodo di una leadership. Ma ovviamente il risultato delle imminenti regionali potrebbe significare molto per il futuro del partito.
Chi appare invece davvero in difficoltà è il Movimento 5 Stelle. Con il 10,4%, la parabola discendente di Giuseppe Conte continua e si fa più ripida. L’ex premier paga la mancanza di un’identità chiara, oscillando tra l’opposizione dura e il tentativo di tornare forza di governo. Ma gli elettori sembrano ormai altrove, i dissensi interni si fanno minacciosi, l’atteso rilancio del Movimento non è più certo. Nonostante i sondaggi favorevoli per Fico in Campania.
Nel campo progressista cresce Alleanza Verdi e Sinistra, che raggiunge un inaspettato 7,6%, intercettando il voto giovanile e ambientalista.
È il segno che una parte del Paese cerca un linguaggio sempre più radicale e identitario. Al contrario, i centristi arrancano: Azione è al 2,3%, Italia Viva al 2,6%. Divisi, restano irrilevanti; insieme, potrebbero almeno tentare di contare e di tornare in Parlamento. Ma la lezione, a quanto pare, non è ancora servita a molto: avanti divisi, mentre Calenda non si sa bene se si fermerà nel centro sinistra.
Ed ecco l’esordio di Dimensione Bandecchi, all’1,1%. Un fenomeno marginale, certo, ma sintomatico: dietro il suo voto si intravede la disaffezione crescente verso i partiti tradizionali, sempre più percepiti come distanti e autoreferenziali.
In sintesi: il centrodestra resta avanti ma non vola più; il Pd risale ma non convince del tutto; il M5S continua a scivolare; le forze centriste non recuperano consensi e sembrano sempre più marginali. È un’Italia che non cambia campo, ma che lentamente ridisegna i propri equilibri.
Eppure si muove, e in questo movimento lento e silenzioso c’è chi si chiede se si può già intravvedere l’inizio di una nuova stagione politica. Le elezioni regionali, il referendum costituzionale e, più avanti, le politiche, saranno i passaggi decisivi per capire se si tratta solo di un leggero movimento sussultorio. O se non sia soltanto una pura illusione.