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09/10/2025 ore 09.06
Politica

Stasi il Rottamatore: «Le Regionali un disastro, ma non si è ancora dimesso nessuno»

Il sindaco di Corigliano Rossano un fiume in piena: «La classe politica regionale fa rimpiangere la Prima repubblica. Campagna elettorale surreale tra chi parlava di Sanità pubblica e chi vive grazie a quella privata. L’opposizione vera l’hanno fatta i sindaci: per la Provincia di Cosenza il presidente sia un giovane con molti anni di amministrazione davanti». Poi spiega l’abbraccio a Renzi

di Antonio Clausi

Il Rottamatore originale lo ha incontrato qualche giorno fa alla Leopolda. Renzi gli ha detto che è uno bravo. Lui ha incassato sorridendo. Flavio Stasi ha atteso l’esito delle Regionali («fallimentari») per rilanciare l’idea del cambiamento e l’avanzamento di nuove figure che, forti di una carta d’identità più verde, ora reclamano spazio. Sono prevalentemente sindaci che da Nord a Sud della Calabria per lui «hanno rappresentato la vera opposizione ad Occhiuto». Non esita ad invocare le dimissioni della classe politica regionale che ha consegnato al centrosinistra una nuova sconfitta.

Non l’attribuisce di certo a Tridico, ma a chi «ha messo insieme un’accozzaglia e non un’alternativa politica in termini di contenuti e di metodi, comprese le modalità di scelta dei candidati». Flavio Stasi fotografa la sua idea per le Provinciali di Cosenza («puntare su un sindaco giovane, di un piccolo comune») e invita la classe politica cresciuta sui territori, in particolare nei Municipi, ma anche attivisti e dirigenti, a prendere in mano il centrosinistra. «Finora – ha detto - è stata costantemente mortificata ed ignorata».

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Stasi, anche lei però ha proferito le parole magiche: “bisogna costruire il nuovo centrosinistra”. Lo si dice forse dalla caduta del Governo Prodi nel ’98. 
«Per me però è la prima volta, e non sono abituato a far cadere le parole nel vuoto. Non si è costruita un’alternativa seria fin dalla vittoria della Santelli, le dirigenze regionali hanno lavorato anni solo per chiudersi nei cerchi magici romani e avere posti al sole, mentre l'opposizione la facevano i sindaci e nessuno lavorava per la Calabria: ora basta. Abbiamo una classe politica regionale che ci fa rimpiangere la prima repubblica: non ho sentito ancora nessuno dimettersi ed è incredibile. D'Alema si dimise da Presidente del Consiglio dei Ministri per molto molto meno».

Ha usato parole durissime, ha detto “La nostra gente tra una accozzaglia di potere e la sua brutta copia, preferisce l'originale”. Facciamo i nomi, con chi ce l’ha? 
«Ho vissuto una campagna elettorale tra chi diceva in tv che il Reddito di dignità era una proposta geniale mentre lontano dai microfoni diceva il contrario; tra chi diceva che la Sanità deve essere solo pubblica e chi di sanità privata ci vive; tra chi parlava di politica industriale e chi ha costruito la carriera sulla demonizzazione di ogni forma di industria, almeno in casa propria; tra chi diceva che bisognava votarci per il rinnovamento mentre nelle liste avevamo gente che si candidava quando io andavo alle superiori. Non è questione di nomi: che cosa è questa se non una accozzaglia? Non è di certo colpa del candidato presidente, ma di chi non ha saputo costruire una alternativa politica in termini di contenuti e di metodi, comprese le modalità di scelta dei candidati».

A lei viene rivolta l’accusa di non essersi impegnato dopo che la coalizione ha virato su Pasquale Tridico, è vero? Il dato di Corigliano Rossano racconta della vittoria del centrodestra…
«Chi ha la responsabilità di questo totale fallimento è anche chi tenta di sbarrare sempre la strada ad una nuova classe dirigente costruita sui territorio, ed ora è alla ricerca di qualche giustificazione o capro espiatorio, ma non funziona più. Si tratta di una accusa da imbecilli: abbiamo perso anche a Castrovillari ed a Reggio Calabria ed i sindaci erano addirittura candidati. Aggiungo che nella mia città oltre al disastro politico si è vissuto anche un disastro rappresentativo: basti pensare che l'intera area coriglianese non aveva alcun candidato nelle file del centrosinistra ed ai candidati di destra è stata lasciata una prateria. Un problema che è stato sollevato, ma senza essere ascoltati. Nell'area rossanese i candidati c'erano ed ha vinto Tridico. Inoltre io ho dato massima disponibilità in campagna elettorale a partecipare a qualsiasi iniziativa in qualsiasi luogo, ma a parte le iniziative di Avs ed il comizio di chiusura, sono stato utilizzato molto poco, quasi nulla».

Si è accompagnato a lungo con i rappresentanti nazionali e regionali di Avs, poi però è andato alla Leopolda tra le braccia di Renzi. Ci spieghi, perché non è che lo Stasi militante sta per diventare lo Stasi moderato, centrista e chi più ne ha più ne metta?
«Ma cosa c'è da spiegare? La Leopolda è un luogo di confronto nazionale: ce ne vorrebbero dieci di iniziative così, anche in Calabria. Prima di me ha parlato il Ministro Valditara ed insieme a me sono intervenuti i sindaci di Genova, Roma, Napoli, Vicenza, Mantova. Ho parlato di Ponte sullo Stretto, di riforme nella gestione dei fondi, del ruolo dei sindaci e delle Regioni; ho avuto la possibilità di sottolineare come anche nel profondo sud esista una classe politica giovane, preparata e coraggiosa che intende dire la propria. Chi evita i confronti con chi la pensa diversamente evidentemente ha ben poco da dire e personalmente non li ho mai evitati».

Ci dica altri tre nomi da cui dovrebbe ripartire il centrosinistra in Calabria, dando per scontato che lei si inserisca in questo novero di figure.
«Tre nomi sono pochi: c'è un’intera classe politica cresciuta sui territori, in particolare nei Comuni ma anche di attivisti e dirigenti, che viene costantemente mortificata ed ignorata. Ora è il momento che quella classe politica prenda in mano il centrosinistra, altrimenti tra qualche anno, quando si tornerà al voto, saremo nelle stesse condizioni di oggi. La nostra gente, come abbiamo visto, se ne accorge e non ce lo perdona».

Ultima domanda sulle Provinciali a Cosenza. Si terranno nei prossimi mesi, è interessato alla carica di presidente o perlomeno alla discussione per individuare un profilo?
«Non sono interessato e penso che il candidato presidente debba essere un giovane sindaco, con anni di amministrazione davanti, preferibilmente di un comune medio-piccolo. Sapete perché? Non si può dire che si vuole una nuova classe dirigente e poi proporre sempre gli stessi nomi per le cariche. Credo che un sindaco di un comune piccolo possa dedicarsi meglio all'amministrazione della Provincia, anche perché avrà un lavoro difficile viste le macerie lasciate dalla gestione Succurro-Ambrogio. Credo inoltre che possa essere uno strumento per far crescere chi ha voglia di fare politica e governare. Finora i nostri dirigenti regionali, evidentemente poveri di contenuti, hanno avuto come unico pensiero quello di non far crescere nessuno per paura di essere scalzati. Una comunità politica, invece, cresce se crescono sempre più figure da mettere a confronto. A me questo non spaventa, anzi, lo ritengo necessario».

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