Strage di Cutro, processo vietato ai familiari delle vittime: un (altro) atto di inumanità del Governo
Lo stop della Farnesina arriva nonostante l’ok del Tribunale. Gli avvocati dei familiari presentano ricorso ma l’intervento dimostra ancora una volta l’imbarazzo della Meloni sulla vicenda e spiega perché la Regione è andata incontro alla figuraccia sulla costituzione di parte civile
Il processo che si sta incardinando davanti al Tribunale di Crotone continua a creare imbarazzi non solo alla giunta regionale, ma anche al Governo. L’ultima notizia, difatti, è che i familiari delle vittime non potranno partecipare al processo e quindi eventualmente costituirsi parte civile per il semplice fatto che non hanno un permesso di soggiorno per l’Italia. Ricordiamo che nel naufragio hanno perso la vita 94 persone, fra cui 35 minori.
Nel procedimento, che adesso è alla fase delle udienze preliminari, sono imputati quattro militari della Guardia di finanza e due ufficiali della Guardia costiera con le accuse di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Secondo la procura ci fu una mancanza di coordinamento e scambio di informazioni tra la Guardia di finanza e la Guardia costiera, che causò ritardi nelle operazioni di salvataggio. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio dei sei imputati: la decisione della giudice per l’udienza preliminare è attesa per il prossimo 9 giugno.
I familiari delle vittime, però, non potranno assistere al processo. In realtà la legge prevede la possibilità in casi simili di un visto temporaneo e la Procura di Crotone aveva dato il suo assenso. Lo stop, però, è arrivato direttamente dalla Farnesina che ha negato loro questa possibilità, al punto che gli avvocati dei familiari delle vittime della strage hanno presentato un ricorso al tribunale di Roma.
Del resto che il Governo viva con malcelato imbarazzo il processo lo si è capito subito. Nonostante la parata a Cutro del Consiglio dei Ministri qualche giorno dopo il naufragio, la linea che sembra preferire il Governo resta quella della linea dura contro gli sbarchi. Non a caso ha deciso di non costituirsi parte civile nel processo incardinato a Crotone e questo spiega anche il pasticciaccio della Regione Calabria e il suo clamoroso dietrofront sulla costituzione di parte civile in meno di 24 ore.
La Rete 26 febbraio contro il dietrofront della Regione su Cutro: «Sarebbe grottesco se non fosse tragico»Un dietrofront spiegato con un maldestro errore degli uffici. Ma il coinvolgimento di Guardia di finanza e Guardia costiera è al centro di mille sospetti, perché la prima dipende dal ministero dell’Economia e la seconda dal ministero dei Trasporti: chi critica la decisione della Calabria sospetta in sostanza che abbia ritirato la costituzione di parte civile per via di pressioni politiche o per una forma di autocensura, visto che la Regione è guidata da una giunta di centrodestra, la stessa parte politica del governo nazionale (e quindi dei due ministeri coinvolti nel processo tramite Guardia di finanza e Guardia costiera).
Dietrofront della Regione sulla strage di Cutro, il Pd contro Occhiuto: «Tradisce le vittime del naufragio per diktat politici»Il Partito Democratico calabrese ha accusato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto di Forza Italia, di sudditanza verso Matteo Salvini, cioè il ministro dei Trasporti. Ma certamente non sarà stato solo lui ad esercitare pressioni perchè è indubbio che la vicenda di Cutro non ha giovato molto all’immagine del Governo, come dimostra tutto il mistero che ha avvolto qualche mese dopo un altro naufragio, questa volta avvenuto a largo di Roccella Jonica in cui sarebbero morte circa 70 persone sulla stessa rotta del naufragio di Cutro. Una vicenda che secondo alcuni è stata in più modi silenziata, secondo anche un'inchiesta di Report, per evitare che diventasse una storia dalle dimensioni paragonabili a quella di Cutro, quindi potenzialmente dannosa per il governo.
Adesso questo nuovo atto di inumanità col divieto ai familiari di partecipare almeno alle fasi iniziali del processo. Meno se ne parla, per il Governo, meglio è. Nonostante le proteste delle associazioni calabresi che si occupano di accoglienza.