Tempi certi per le borse di studio universitarie, Fratelli d’Italia punta a modificare la legge regionale
Il testo, depositato dal capogruppo Angelo Brutto, mira «a superare criticità storiche legate ai ritardi nei trasferimenti e alla mancanza di una cornice normativa solida». Ecco la tempistica prevista per i pagamenti
La Calabria potrebbe rinnovare in modo strutturale il sistema di finanziamento del diritto allo studio universitario grazie alla proposta di legge presentata dal capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, Angelo Brutto. Il testo, intitolato “Interventi in materia di pianificazione e programmazione del sistema di finanziamento del Diritto allo Studio Universitario”, si propone di modificare in profondità la Legge Regionale 34/2001 per garantire stabilità, trasparenza e programmazione certa nell’erogazione delle borse di studio. La riforma auspicata dall’esponente meloniano mira a superare criticità storiche legate ai ritardi nei trasferimenti e alla mancanza di una cornice normativa solida, rafforzando il ruolo della Regione nel coordinamento del sistema universitario.
Tempistiche certe e copertura totale delle borse di studio
Il sistema punta a rendere più efficiente l’intero processo, evitando ritardi e disallineamenti che negli anni hanno penalizzato studenti e istituzioni accademiche. Una delle principali novità riguarda la revisione dell’articolo 17 della legge vigente, con l’introduzione di un ciclo annuale chiaro e regolamentato:
- Entro il 31 maggio le Università devono inviare alla Regione i dati necessari al calcolo del fabbisogno relativo alle borse del successivo anno accademico, dati che saranno resi pubblici entro il 15 del mese successivo.
- Entro il 31 agosto la Regione dovrà trasferire agli Atenei le risorse necessarie a garantire la copertura integrale delle borse di studio per tutti gli idonei.
- Entro il 31 ottobre gli Atenei saranno tenuti a erogare gli importi agli studenti assegnatari, salvo cause di forza maggiore.
- Entro il 30 aprile la Regione pubblicherà i dati sulle somme erogate e sui tempi di pagamento, avviando contestualmente il percorso programmatorio per l’anno seguente.
Il diritto allo studio come principio strutturale dell’azione regionale
La scelta voluta da Angelo Brutto valorizza la continuità amministrativa e rafforza il rapporto tra Regione e sistema universitario. La riforma interverrebbe anche sull’articolo 24, affermando in maniera esplicita il diritto allo studio universitario come diritto fondamentale, in linea con i principi costituzionali e europei relativi all’uguaglianza sostanziale e allo sviluppo della persona. La programmazione triennale diventa così lo strumento centrale attraverso cui la Regione:
- garantisce la copertura totale delle borse per tutti gli studenti idonei;
- pianifica risorse e interventi con un orizzonte stabile;
- coinvolge il Co.R.U.C. nella definizione del piano triennale delle politiche universitarie.
Invarianza finanziaria e uso strategico dei fondi europei
La proposta di legge chiarisce che non sono previsti nuovi oneri per il bilancio regionale. L’intervento, infatti, si configura come un’operazione a saldo invariato, fondata sulle risorse comunitarie già utilizzate negli anni precedenti per garantire la copertura delle borse. La relazione finanziaria evidenzia che «la Regione ha costantemente assicurato la copertura totale delle borse attraverso il POR Calabria», ma che «mancava una base normativa stabile che rendesse strutturale tale impegno». Per Brutto, pertanto, «la formalizzazione legislativa consentirà di migliorare la capacità di spesa dei fondi europei e la programmazione della nuova architettura comunitaria». «Una cornice normativa certa – si legge ancora nel testo – favorisce la sostenibilità finanziaria e permette una gestione più tempestiva e coordinata delle risorse».
Con tempistiche definite, procedure trasparenti e una solida struttura di programmazione triennale, la proposta di Angelo Brutto punta a eliminare la precarietà che, negli anni, ha caratterizzato il sistema di sostegno universitario in Calabria. L’obiettivo è offrire:
- maggiore equità per gli studenti;
- maggiore efficienza per gli Atenei;
- maggiore affidabilità nei rapporti istituzionali.
Lo status quo: un sistema funzionante ma privo di basi normative solide
La relazione illustrativa allegata alla proposta di legge fotografa con precisione lo stato attuale del sistema calabrese di finanziamento delle borse di studio. Negli ultimi anni, la Regione Calabria ha garantito in modo continuativo la copertura totale delle borse per tutti gli studenti idonei, ricorrendo in larga parte alle risorse del Programma Operativo Regionale (POR). Un risultato significativo, che ha permesso agli Atenei di assicurare l’accesso ai benefici e di ridurre il fenomeno degli idonei non beneficiari, storicamente diffuso in molte regioni italiane.
Nonostante questi risultati, il sistema ha però operato in assenza di un quadro legislativo stabile che formalizzasse l’impegno regionale. Le scelte di cofinanziamento, infatti, sono state affidate a decisioni annuali di carattere programmatico, non sostenute da una norma strutturata. Questo ha generato una incertezza sistemica, rendendo difficile per le Università pianificare in modo efficace e per la Regione predisporre strumenti finanziari pluriennali coerenti con il ciclo dei fondi europei.
Secondo la relazione, questa mancanza di un’architettura normativa definita ha prodotto ripercussioni anche sulla gestione delle risorse comunitarie. Senza una cornice stabile, è risultato più complesso garantire un utilizzo pienamente efficiente e tempestivo dei fondi europei, in un contesto in cui i regolamenti UE richiedono pianificazione, capacità di spesa e rispetto rigoroso delle scadenze.
Da qui l’esigenza di un intervento legislativo che renda strutturale ciò che finora è stato garantito solo per prassi amministrativa: una programmazione certa, un obbligo formale di copertura totale e un’integrazione coerente tra fabbisogno, disponibilità finanziarie e tempistiche di erogazione. La nuova normativa, quindi, non nascerebbe per modificare un sistema inefficiente, ma per consolidare un modello che ha funzionato, rafforzandone la certezza giuridica e migliorandone l’affidabilità nel lungo periodo.