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18/06/2025 ore 15.14
Politica

Toni da (finta) retromarcia, Occhiuto redento e anche un po’ redentore. E quel "triangolo" insidioso...

Il governatore che in gran parte non ti aspetti in conferenza stampa. A partire dalle "comunicazioni" che non ci sono. Ma le parole restano "pietre". Chi deve ascoltare ascolta. Le geometrie con Posteraro e Ferraro

di Domenico Martelli

L'oggetto che non c'è. Grazie per essere venuti, la storia la conoscete già. Sono pronto per rispondere alle vostre domande.

Già. Ma non funzionava all'inverso? L'invitante che invita gli invitati a farsi avanti. Per solito è il contrario ma non è un caso se è andata cosi. Per niente un caso. Una ragione ci sarà. Dei due avvocati nominati da Roberto Occhiuto nel corpo a corpo con "parte" della magistratura deve aver prevalso nelle ultime ore il meno giovane e con più peli sullo stomaco. Uno sta a Roma, Figliolia. L'altro, quello che lo conosce meglio e ne lima le insidie come pochi, ha basi e radici cosentine come lui (Carratelli). Poche altre spiegazioni reggono il repentino cambio di scenografia mediatica del presidente di Regione alle prese con «i due foglietti» che lo accusano di corruzione.

Il tono è diverso, l'arcata sopraccigliare meno esposta. Le mani più ferme. Persino l'andamento solito compassato del verbo pare in gran parte recuperato ma può essere parvenza. Tecnica e tattica riviste e corrette. All'attacco frontale non si va più. Almeno per forma. Né contro magistrati né contro (finti) alleati. Ma la sostanza rimane intatta ed è quella primordiale, anche se inedita e cioè invitando la stampa salvo comunicare che altro da comunicare non c'è.

Occhiuto si difende dalle accuse di corruzione, nega i rapporti con Ferraro e sulla consulenza a Posteraro: «Non ne sapevo nulla»

«Stuprato», indignato, rispettoso ma sospettoso nei confronti di "certa" magistratura inquirente. Sembra redento, Roberto Occhiuto. E anche un po’ redentore, «bisogna avere fiducia nei poteri dello Stato». Il quoziente di autenticità però va al ribasso quando volutamente si lascia andare con la scusa di rispondere. «Solo leggendo le carte scoprirò se c'è qualcuno che ha deciso di farmi fuori. Non lo penso, ma se leggo lo capirò...». Forse che negli atti della procura possono nascondersi arguti cospiratori politici e giudiziari? «Per cultura non sono un complottista, e non credo ci sia stata alcuna cospirazione. Però quando leggerò..».

Si va a planare inevitabilmente lì e pure senza che dispiaccia all'interessato. Reiterare l'idea della ricandidatura può aver allertato il fuoco amico? «Ho avuto molti attestati di solidarietà dagli amici alleati. Persino Salvini. Non è vero che mi hanno lasciato solo». Tuttavia, se mai qualcuno avesse tifato per un suo ritiro, «vi dico con più convinzione di prima che mi ricandido. Prima lo dicevo quasi per abitudine, ora ne sono convintissimo».

La domanda resta sempre la stessa senza bisogno di conferenza stampa. Forse senza bisogno di niente. Promessa o minaccia quella della ricandidatura?

L'Occhiuto che (in parte) non ti aspetti, un po’ redento e un po’ redentore, che arretra senza arretrare, sul tecnico e sul punto vero dell'indagine svela però la sua (unica) tecnica difensiva. Disegnando col filo spinato il già insidioso "triangolo" con Posteraro e Ferraro. Nessun vantaggio economico dall'aver venduto quote delle mie società private a Posteraro, il primo punto di Occhiuto. Anche perché Posteraro consulente «non l'ho nominato io, lo ha nominato Ferraro. Io ho nominato Ferraro ma noi due non siamo mai stati soci». Il "triangolo", questo triangolo, avrebbe intimorito anche Renato Zero. Secondo "parte" della magistratura e sempre secondo quello che Occhiuto definisce la "cancelleria" del tribunale (Domani) Occhiuto vende a Posteraro le sue quote. Posteraro diventa socio forte di Ferraro. A metà in alcune compagini. Poi Occhiuto nomina Ferraro a capo delle Ferrovie e due giorni dopo Ferraro nomina Posteraro suo consulente.

Il giro è stretto, strettissimo. Ma secondo Occhiuto è Ferraro che nomina il socio consulente, «non ne sapevo niente». Ma non chiamatelo scaricabarile. «Ferraro ha operato bene ma non benissimo. In alcune cose poteva fare meglio. Non è detto che lo confermo...».