Tra mugugni, promesse di potere, evidenze politiche. L'Occhiuto bis (non al quadrato) è servito
Dentro Straface (e quindi il cognato di Mario Occhiuto in consiglio). Per l'altra quota "rosa" la spunta la segretaria del presidente, Micheli
Le evidenze politiche della prima giunta dell'Occhiuto bis (non al quadrato) sono almeno 3. I mugugni non meno di un paio, le sorprese una ma grossa, le promesse di potere che verrà quante ne vuoi. Nel "rosa" ci sta la sorpresa ma si parte dalla svolta. Che si chiama Pasqualina Straface. In lista ha sgomitato. Fiutato trappole. S'è infilata per forza e s'è fatta sentire. Seguono sorrisi che sono mancati e qualcuno tolto del tutto ma con lei dentro si stappa un'altra "bottiglia".
Entra (ci aveva già inutilmente provato) Piercarlo Chiappetta in consiglio regionale, cognato di Mario Occhiuto. Non un passaggio banale questo, per niente e non solo per polemiche social feroci ai tempi della nomination della compianta Jole Santelli a presidente di Regione. Il "rosa" che si fa sorpresa viene invece dalla Locride, si chiama Micheli. Segretaria particolare di Roberto Occhiuto (viene dalla lista che porta il suo nome) non passa inosservata per il suo legame con la griffe dei Laganà, anche qui siamo nel cerchio (non per forza magico) del presidente.
Regione, ecco la nuova Giunta. Solo un tecnico, gli altri assessori scelti tra i candidati – NOMI E DELEGHEIl fresco assolto Minenna è blindato in squadra con sguardo versi i fondi strutturali, la "divisa" di Montuoro darà una mano sull'ambiente, l'ex presidente del consiglio Mancuso cambia Palazzo e farà il vice in giunta con le (depotenziate) infrastrutture, Calabrese rientra così come è uscito (turismo e lavoro) e persino con quella formazione professionale tanto cara in casa.
Il resto sono mugugni, evidenze politiche, e cambiali (promesse di potere). I mugugni siedono tra i banchi di Noi moderati. Presenti in aula ma non nel governo. La quota rosa in bilico fino all'ultimo, poi sorpassare Micheli è stato quasi impossibile. Altre smorfie arrivano dal Carroccio, qualcuna dal mondo azzurro di Cosenza, altre da chi immaginava progressioni verticali direttamente proporzionali rispetto ai voti presi. Ma tant'è. Ci sono in ogni caso evidenze politiche di cui tener conto.
La prima, Ciccio Cannizzaro ha preferito sin da subito non avanzare nomination per la giunta. Gli è "bastato", si fa per dire, tifare per il timone dell'Astronave in mani reggine. Sarà il "suo" Cirillo a guidare la presidenza del Consiglio regionale. Altro non ha sussurrato così come fiato in più non ne ha distribuito il più votato della storia del regionalismo, Gianluca Gallo. Tanto aveva con 21mila voti e da quello riparte con più di 30mila. Anche perché siamo solo all'inizio dell'avventura. E solo guardando al futuro (due assessorati in più nel 2026) la coperta si aggiusta del tutto. Almeno si litiga di meno.
In lista tra i "creditori" Noi moderati, un'altra postazione (non per forza rosa) alla Lega, visibilità per Succurro che nel frattempo deve sbrigare altro in Provincia a Cosenza e nel Comune di San Giovanni in Fiore. A contarle le aspettative sono già più delle speranze possibili. Ma si vedrà. Viene dopo. Intanto si parte, gennaio è lontano. Può succedere di tutto. Ma proprio di tutto.