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25/05/2025 ore 11.36
Politica

Tribunale di Rossano, ci siamo. Riapre dopo 13 anni con Lucera, Alba e Bassano del Grappa

Il ministero della Giustizia pronto a salvare quattro «tribunalini» (sui 37 soppressi nel 2012) legati ad altrettanti sottosegretari, più il “caso” calabrese. Secondo Il fatto quotidiano c’è un decreto «top secret»

di Luca Latella
Lo stabile che ha ospitato fino al 2012 il Tribunale di Rossano

Siamo arrivati al “dunque”. Ormai sembra certo che il tribunale di Rossano riaprirà battenti. O forse sarebbe meglio dire che sarà istituito il nuovo tribunale di Corigliano Rosano e/o della Sibaritide, perché la tendenza al governo sembra essere quella comprensoriale. Lo anticipa oggi Il Fatto Quotidiano.

Il giornale di Travaglio riferisce che sui 37 “tribunalini” soppressi nel 2012 saranno quattro ad essere riaperti, tre legati ad altrettanti sottosegretari, mentre un quarto esula da queste dinamiche ed è quello di Rossano.
Oltre al testo del decreto sostanzialmente pronto, Il Fatto riferisce anche di una foto di gruppo tra i tre sottosegretari, Ostellari, Delmastro e Sisto ed il ministro Nordio, tutti «pronti a rivendicare la vittoria del “tribunalino” riaperto».
Con la «scure» si ricorda, nel 2012 l’allora guardasigilli Paola Severino ne aveva chiusi 37 «con l’inossidabile – scrive Liana Milella – capo del Dipartimento organizzazione giudiziaria Luigi Birritteri, recente protagonista del caso Almasri. Allora fu una strage».

Dopo mesi di trattative, quindi, «con un ddl top secret che neppure i parlamentari di maggioranza esperti di giustizia hanno potuto visionare, i tre sottosegretari hanno chiuso la spartizione».
E nonostante il Quirinale pare abbia da ridire, «tre tribunali riaprono, uno per ogni sottosegretario, cui se ne aggiunge un quarto che benedice comunque Fratelli d’Italia in Calabria».
Secondo Il Fatto, quindi, il legista veneto Andrea Ostellari ottiene il tribunale della pedemontana, «faraonica definizione per Bassano del Grappa». Per Alba, in Piemonte, «tutto decide il sottosegretario meloniano Andrea Delmastro», mentre lo sponsor di Lucera, in Puglia, è Francesco Paolo Sisto.

Il caso Rossano

«Infine – si legge – il caso più singolare. Qui è protagonista il senatore meloniano Ernesto Rapani, da Rossano, in quel di Cosenza. Era nel Fronte della Gioventù, poi nell’Msi, poi in An, poi nel Popolo delle libertà. E nel 2012 che fa? Si dimette furibondo da tutto perché Severino gli taglia il suo tribunale. Nel 2022, già nella direzione nazionale di Fratelli d’Italia, diventa senatore ed entra in commissione Giustizia con un unico obiettivo, che ripete spesso ai colleghi e per cui ha presentato un dll, riaprire Rossano. E ci riesce, perché è quello il quarti nell’elenco di Nordio».

Tribunale di Rossano, si riaccendono le speranze della Sibaritide dopo lo scippo del 2012: ecco perché

Ma con quali costi?

La conclusione del Fatto è però caustica quando si chiede con quali fondi riapriranno i tribunali. «Il ddl non lo dice, tant’è che il Ministero dell’Economia lamenta inadeguate coperture. E il Quirinale punta i riflettori».

Riapertura all’orizzonte

Insomma, che Rossano riapra – ed il governo Meloni sta dimostrando che se vuole le cose le fa senza farsi grandi problemi – sembra orma (quasi) certo.
Da queste parti se ne parla da molto proprio perché Rapani non solo è rossanese ma il deus ex machina di tutta l’operazione. Dopo qualche proclama di troppo all’inizio del suo mandato – forse dettato dell’euforia elettiva – ha iniziato a lavorare in silenzio, senza più profferire parola sull’argomento. Nel frattempo ha presentato un ddl, collaborato con la Regione Calabria e le altre che hanno presentato una proposta di legge in materia in cui sono proprio quegli enti a farsi carico dei costi delle strutture che ospiteranno i tribunali, ma resta comunque l’incognita – come confermato dal giornale di Travaglio – sullo “stanziamento” dei magistrati che dovrebbe restare in capo al Ministero della Giustizia.

L’ispezione

Nei mesi scorsi, all’incirca un anno fa, alcuni ispettori del ministero hanno effettuato un sopralluogo nell’edificio dell’ex tribunale di Rossano, rimesso a lucido dal proprietario, il comune di Corigliano Rossano che, insieme alla Regione dovrebbe coprire i costi di manutenzione e risistemazione degli ambienti. Perché al momento sarà quello il luogo preposto a (ri)ospitare il tribunale, in attesa – chissà – di una nuova struttura ipotizzata insieme ad un futuribile centro direzionale da realizzare in contrada Insiti, proposto nella legge di istituzione del nuovo comune di Corigliano Rossano a seguito della fusione.
A quell’ispezione, evidentemente servita a dare il via libera definitivo, c’erano anche Rapani ed il sindaco Flavio Stasi.

Una ferita che brucia ancora

Dovesse rinascere dalle ceneri, si chiuderebbe così una delle pagine più tristi della storia e della democrazia, in cui un tribunale ben più grande viene accorpato ad uno di molto più piccolo per produttività ed estensione – quello di Castrovillari – per favorire dinamiche oscure, celate dietro quelle ormai famose «carte false» prodotte per giustificare l’operazione, di cui spesso ha parlato un senatore torinese, Enrico Buemi, negli anni scorsi.

La riapertura – o meglio – l’istituzione del Tribunale di Corigliano Rossano e della Sibaritide, peraltro confermata da Delmastro anche ad una recente interrogazione del deputato di Avs, Devis Dori, è la più grande opera di restituzione e di giustizia sociale verso un territorio scientemente abbandonato ed emarginato dai governi regionali e nazionali negli anni. Un territorio come la Piana, con l’alto tasso di criminalità organizzata, e la terza città della Calabria per popolazione, non possono più permettersi di non avere a difesa un presidio di legalità qual è un tribunale.