Un ribelle digitale nella terra del dissenso: il sistema di comunicazione elettorale di Francesco Toscano
Candidato alla presidenza della Regione per Democrazia sovrana e popolare, il punto di forza potrebbe essere la sua “autenticità” ma la sua campagna elettorale è fragile e poco strutturata. Così rischia di rimanere un fuoco di paglia, potente ma effimero.
In una Calabria ferita, dove la sanità è un colabrodo, la disoccupazione giovanile sfiora il 40% (dati ISTAT 2024) e la fiducia nella politica langue (affluenza al 35% nel 2020), Francesco Toscano, candidato alla presidenza della Regione per “Democrazia Sovrana e Popolare” (DSP) nelle elezioni del 5 e 6 ottobre 2025, irrompe come un vento di tempesta. Avvocato, giornalista, fondatore del canale YouTube "Visione Tv", Toscano non è solo il "terzo candidato" contro i colossi Occhiuto (centrodestra) e Tridico (centrosinistra). È il portavoce di un grido di ribellione, un comunicatore che scommette tutto su un modello digitale, emotivo e anti-sistema, in una regione che sembra pronta ad ascoltare chi parla di riscatto. Ma può questo approccio, radicato in una narrazione passionale e fuori dagli schemi, trasformare il dissenso in consenso? Analizziamo, con dati freschi e uno sguardo appassionato, il suo sistema di comunicazione elettorale.
Occhiuto tra reel, slogan e promesse: così la campagna elettorale diventa un gioco di illusioni digitaliIl cuore digitale di una campagna controcorrente
Toscano non ha le risorse né le macchine organizzative dei suoi avversari. Ma ha "Visione Tv", il suo megafono digitale. Il 19 agosto, un video sul canale – che vanta oltre 100.000 iscritti – annuncia la candidatura con un tono che è una miscela di orgoglio calabrese e sfida al potere: “Siamo carichi di entusiasmo, desiderosi di presentare la nostra idea di politica” in una terra “massacrata dalla macelleria sociale”. I numeri parlano: i video elettorali, lunghi e argomentativi, raccolgono tra 5.000 e 10.000 visualizzazioni ciascuno (dati YouTube, 2 settembre 2025), un risultato modesto rispetto ai reel virali di Occhiuto (centinaia di migliaia di views) ma potente per un pubblico di nicchia, quello dei disillusi, degli anti-UE, degli scettici verso i media mainstream. È qui che Toscano brilla: non cerca il consenso di massa, ma la fedeltà di chi si sente tradito.
Su alcuni social, come ad esempio X, la sua voce è amplificata da Marco Rizzo, leader di DSP, il cui account (@MarcoRizzoDSP) diventa un volano. Un post del 18 agosto, con un video di Toscano che “mette a posto” Bruno Vespa in un confronto TV, esplode: 82.000 visualizzazioni, 2.263 like, 598 repost. “Un calabrese doc, figura di alto livello”, scrive Rizzo, e il messaggio rimbalza nelle echo chamber sovraniste, generando decine di migliaia di impressions. Su Facebook, le pagine di DSP e Visione Tv spingono note stampa e appelli per firme (28 agosto), con un engagement medio di 500-1.000 interazioni per post. Non sono numeri da capogiro, ma sono organici, viscerali, radicati in una comunità che si fida di Toscano perché “parla come noi”.
Tridico tra visioni alte e inciampi: la (fredda?) sfida comunicativa del prof contro il racconto di OcchiutoUna narrazione che accende i cuori
Il focus del suo messaggio è un cocktail di rabbia e speranza, servito con un accento calabrese che sa di casa. Toscano non propone soluzioni tecniche complesse, come fa Tridico con il suo passato ruolo di buon economista INPS, né si appoggia alla retorica istituzionale di Occhiuto. Parla al cuore di una regione che si sente abbandonata. La sanità, tema caldo in una Calabria con 18 ospedali chiusi e un debito sanitario di 200 milioni di euro (2025), è il suo cavallo di battaglia. “Siete pronti a cancellare le ASL e ripristinare le USL? A liberare la Calabria dai Piani di rientro imposti da Bruxelles?”, tuona in una nota del 28 agosto. È un linguaggio che colpisce, che dipinge i rivali come “subalterni a poteri non eletti” e la Calabria come “laboratorio di macelleria sociale”.
La sua narrazione è di tipo “rossobruna”: sinistra economica, con proposte di uno Stato forte come nella Prima Repubblica, e destra identitaria, con richiami alla “dignità calabrese” e versi del grande poeta Franco Costabile. Toscano attacca l’Europa, il Pnrr (“solo il 6% alla sanità!”), e persino Donatella Di Cesare, candidata al Consiglio, accusata di “insolenze antiscientifiche” (1° settembre). È una polarizzazione voluta, che lo distingue come “terzo polo superiore”, come lo definisce Rizzo. E funziona: il video contro Vespa diventa virale, il comizio annunciato a Reggio Calabria per il 7 settembre (“Per una Calabria libera e forte”) scalda i cuori di chi vede in lui un guerriero, non un politico.
La forza di un ribelle, le fragilità di un outsider
Il punto di forza di Toscano potrebbe essere la sua “autenticità”. Nato a Gioia Tauro nel 1979, ex assessore comunale, laureato in Giurisprudenza, si presenta come un figlio della Calabria che ha conosciuto il Nord ma è tornato per combattere. La sua campagna low-budget, fatta di video autoprodotti e appelli per firme a Crotone e Catanzaro, è un inno al “fare politica dal basso”. In un contesto di sfiducia, dove l’affluenza crolla e i giovani emigrano, questo approccio può accendere una scintilla: il +20% di visibilità dopo il confronto con Vespa (stima da X) lo dimostra.
Ma ci sono crepe. La sua campagna è fragile, poco strutturata. LaC News24 la descrive come “faticosa” rispetto alle corazzate di Occhiuto e Tridico. Toscano dipende troppo da Rizzo e da una nicchia ideologica – filo-russa, anti-green pass – che rischia di confinarlo al 5-10% dei voti (stime iniziali). La sua presenza su X è indiretta, il suo volto meno riconoscibile rispetto ai rivali. E poi c’è il rischio dell’isolamento: senza alleanze, il suo messaggio “autonomo” potrebbe non bastare in una regione dove il clientelismo e le coalizioni pesano ancora.
Un laboratorio di futuro o un urlo nel vento?
Con 33 giorni al voto, Francesco Toscano è un esperimento, se vogliamo, affascinante. Il suo modello di comunicazione – digitale, emotivo, anti-sistema – è un unicum in Calabria, dove i candidati tradizionali si affidano a manifesti, TV e promesse. Toscano parla a chi non vota più, a chi vede nella politica una casta lontana. La sua forza è nell’essere un outsider che non ha paura di urlare: “La Calabria non è una discarica, ma una terra di riscatto”. Ma il suo limite è chiaro: senza una struttura solida, senza un appeal trasversale, rischia di rimanere un fuoco di paglia, potente ma effimero.
In un’Italia che cambia, dove il digitale riscrive le regole della politica, Toscano è un pioniere imperfetto. Se saprà trasformare i like in voti, i comizi in piazze piene, potrebbe scuotere il sistema. Altrimenti, sarà ricordato (o non sarà ricordato) come il candidato che ha dato voce alla rabbia, ma non alla vittoria. Forse, quella Calabria, affamata di speranza, lo guarda.
*documentarista