Vibo Valentia simbolo del Sud bloccato: quando la burocrazia ingabbia i cittadini e diventa ingiustizia
Parte dell’apparato comunale rappresenta una crisi sistemica della pubblica amministrazione in Calabria: lentezze, scarsa trasparenza e un senso civico calpestato da sportelli chiusi e risposte mai arrivate. Serve una rivoluzione della normalità
C’è una burocrazia che non amministra, ma complica. Non serve, ma ostacola. E troppo spesso, soprattutto al Sud, diventa il volto grigio e inefficiente dello Stato. Il Comune di Vibo Valentia ne è un esempio emblematico: tra lentezze croniche, opacità e scarsa efficienza, chi paga il prezzo più alto sono i cittadini. Gli unici a rispettare davvero tempi e doveri. Gli unici a subire.
Il problema non è solo vibonese: è diffuso, strutturale, radicato. Nei piccoli come nei grandi Comuni, la macchina amministrativa si inceppa su sé stessa, schiacciata da regolamenti inaccessibili, passaggi infiniti, firme che non arrivano, protocolli che si perdono, telefonate che restano senza risposta.
A Vibo è tutto ancora più evidente. E più grave. Qui, l’attività amministrativa rallenta, si trascina. Si parla spesso di “opacità”, ed è una parola pesante, che rimanda a mancanza di trasparenza, a scelte poco comprensibili, a un potere che si muove senza che se ne capiscano sempre i criteri. Opacità troppo poco sanzionata anche da chi dovrebbe controllare, vigilare.
La classe burocratica, ovviamente con le dovute eccezioni, non brilla per efficienza né per immediatezza. Anzi. La sensazione diffusa tra i cittadini è che si navighi a vista, tra ritardi ingiustificati e una comunicazione assente. E la stessa attività dell’amministrazione comunale viene spesso rallentata.
Eppure i cittadini continuano a fare la loro parte. Pagano le tasse. Rispettano le scadenze. Si mettono in fila. Aspettano. Sopportano. Ma a ogni sportello chiuso, a ogni carta che manca, a ogni istanza che si arena, cresce un sentimento pericoloso: la sfiducia.
Sfiducia nelle istituzioni, nella politica locale, nella possibilità che qualcosa possa cambiare davvero. E questa sfiducia è la vera sconfitta. Perché senza fiducia non si costruisce nulla. Senza fiducia, la legalità si indebolisce, il senso civico si assottiglia, la distanza tra lo Stato e i cittadini si allarga.
La burocrazia dovrebbe essere al servizio della comunità. Dovrebbe facilitare, non intralciare. Ma fino a quando l’inerzia continuerà a essere tollerata, finché i cittadini onesti saranno lasciati soli a combattere con moduli, bolli e attese infinite, allora non ci sarà sviluppo. E nemmeno giustizia.
Nei comuni occorre una rivoluzione della normalità: uffici che funzionano, risposte rapide, trasparenza reale, rispetto per il tempo e per la dignità delle persone. Perché una città moderna si costruisce anche, e soprattutto, così. Con una burocrazia che lavora. E non che ostacola.