Sezioni
Edizioni locali
31/12/2025 ore 12.00
Lo Stato Siamo Noi

In Calabria lo Stato si fa presenza concreta contro la mafia, la coop Valle del Marro esempio di una terra che non si arrende

Ha realizzato nel cuore della Piana di Gioia un modello alternativo di sviluppo fondato su agricoltura biologica e sostenibile, impegno sociale e culturale trasformando il territorio in presidi di lavoro e inclusione. Sostenere queste attività significa decidere da che parte stare per assumersi nuove responsabilità di cittadinanza

di Giancarlo Costabile
Cooperativa Valle del Marro Polistena

La Calabria che si è fatta Stato della Costituzione, riconquistando spazi di territorio e di dignità sottratti al potere della ’ndrangheta e alla sua economia illegale. I beni confiscati come strumenti di riappropriazione democratica, capaci di trasformare ambienti sociali e luoghi fisici da segni del dominio criminale di matrice mafiosa a presidi di giustizia e innovazione.

Parliamo della Cooperativa Valle del Marro di Polistena, nata nel dicembre 2004, la cui ventennale storia dimostra che lo Stato non è affatto un’astrazione ma una possibilità reale quando le istituzioni insieme ai cittadini e alle loro reti associative decidono di assumersi la responsabilità di impegnarsi attivamente nella promozione del bene comune e nella costruzione del riscatto. Qui, legalità e giustizia non sono parole nomadi, sfuggenti o peggio scarnificate, ma vocaboli trasformativi in grado di generare lavoro dignitoso, inclusione sociale, restituzione di diritti.

Lo Stato siamo noi: educazione civica, memoria e responsabilità per rompere l’omertà e cambiare la Calabria

La Valle del Marro è da anni un laboratorio di legalità democratica che attraverso pratiche di economia partecipata è riuscita a realizzare nel cuore della Piana di Gioia Tauro un modello alternativo di sviluppo fondato sull’agricoltura biologica e sostenibile, l’impegno sociale e culturale, la trasparenza dei processi decisionali e il rispetto delle regole. Un esempio concreto di come l’antimafia sociale non sia soltanto denuncia o resistenza, ma anche costruzione quotidiana di un’economia diversa, capace di opporsi al potere mafioso con il lavoro, la partecipazione e la responsabilità collettiva.

Ciò nonostante, sono mesi che la cooperativa è oggetto di intimidazioni e sabotaggi di chiara matrice mafiosa che rappresentano non soltanto un atto criminale contro una realtà agricola impegnata nel riuso sociale dei beni confiscati alle mafie. Si tratta, piuttosto, di un attacco diretto ai principi stessi del civismo democratico, a quelle pratiche quotidiane di partecipazione che alimentano la democrazia nei territori più gravati dal dominio mafioso.

Nei terreni confiscati alla ‘ndrangheta rubati 180 quintali di arance, la coop Valle del Marro: «Non vogliono farci andare avanti»

Attaccare la Valle del Marro significa sfregiare un’idea di società fondata sulla partecipazione dal basso, sulla convinzione che la democrazia non sia una mera procedura elettorale, ma abiti nei comportamenti quotidiani di tutte e tutti, nelle scelte economiche, nel rifiuto del ricatto e dell’omertà. È una grammatica prevaricante che prova a riaffermare il controllo mafioso sui territori, demoralizzando chi lotta per mettere in discussione la pedagogia delle sudditanze e costruire una cultura dell’emancipazione ai poteri criminali.

Non è dunque un caso che le mafie temano esperienze come quella polistenese. Il riuso sociale dei beni confiscati è uno degli strumenti più efficaci per affermare compiutamente le idealità dello Stato della Costituzione: ciò che era simbolo di dominio e violenza diventa bene collettivo, ricostruendo legami di prossimità nelle comunità e nei territori. La legge, quindi, può generare giustizia sociale e non solo repressione anche in Calabria. Per tali ragioni, le minacce mafiose non vanno mai lette quali episodi isolati, ma come azioni mirate a mettere in crisi il patto democratico tra cittadini e istituzioni al fine di creare un senso di profonda sfiducia verso lo Stato.

Educare le coscienze all’impegno civile è il primo argine contro la mentalità mafiosa. E in un luogo ferito ma mai vinto, come quello della Valle del Marro, ogni giovane che partecipa diventa testimone di una possibile e credibile alternativa alla società della rassegnazione e dell’indifferenza. La libertà si “coltiva”: un campo alla volta, una persona alla volta.

«Le scelte coraggiose producono cambiamento vero», ripete spesso nei suoi incontri con gli studenti di tutta Italia, Antonio Napoli, socio della cooperativa: nonostante la prepotenza ’ndranghetista, nella Piana di Gioia Tauro è tempo di una nuova aurora di libertà e dignità. «Restare per cambiare, cambiare per restare», è lo storico motto di don Pino Demasi, sacerdote di Polistena e anima storica di Libera in Calabria, che racchiude con efficacia educativa il nostro progetto editoriale Lo stato siamo noi.

Al diritto di emigrare, noi dobbiamo corrispondere il diritto di restare, un diritto che non è mai neutro né scontato, ma che si esercita disarticolando dal basso una mentalità prevalente alle nostre latitudini che per troppo tempo ha impastato parole inginocchiate alle sudditanze e rassegnate alle ingiustizie più feroci. La democrazia deve essere abitata e vissuta, praticata e non evocata astrattamente. Ha bisogno di comunità consapevoli, di cittadini schierati, di istituzioni credibili. La Calabria di domani è ciò che decideremo oggi con le nostre azioni perché il futuro si prepara, e non si attende.

Sostenere l’attività economica e culturale della cooperativa Valle del Marro significa, oggi più che mai, decidere da che parte stare per assumersi nuove responsabilità di cittadinanza. Noi abbiamo deciso da tempo di sostenere la Calabria che resiste, che lotta per il cambiamento e costruisce riscatto, che non rinuncia a vivere con libertà e dignità alla luce del sole, come insegnava Padre Pino Puglisi.