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23/12/2025 ore 06.15
Lo Stato Siamo Noi

Lo Stato siamo noi: educazione civica, memoria e responsabilità per rompere l’omertà e cambiare la Calabria

Dalle parole di Paolo Borsellino alla lezione civile di Sandro Pertini, una rubrica che interroga il presente e chiama all’azione nei comportamenti quotidiani, nella partecipazione, nella cultura della legalità. Un progetto pedagogico che, a partire dalla Calabria, vuole riattivare coscienze, rompere l’omertà e restituire senso alla cittadinanza come pratica condivisa

di Giancarlo Costabile

«Bisogna liberarsi da questa catena feroce dell’omertà che è uno dei fenomeni sui quali si basa la potenza mafiosa. Si è legati a questo fatto dell’omertà […], di non sentire lo Stato, di sentire sempre lo Stato come un nemico o comunque come una entità con cui non bisogna collaborare».

Questa frase di Paolo Borsellino chiarisce in modo semplice una cosa complessa: lo Stato non è un’entità astratta, lontana, o peggio, nemica. “Lo Stato siamo noi”. E questa rubrica nasce da questa consapevolezza contenuta nelle idealità del magistrato palermitano che intendiamo trasformare in un progetto pedagogico di formazione civile delle coscienze, a partire da quelle dei più giovani.

Ogni sistema democratico basa la propria legittimità nella partecipazione quotidiana dei cittadini alla vita pubblica, poiché sono i comportamenti individuali e collettivi a dare effettiva sostanza ai principi di legalità su cui lo Stato si fonda.

“Lo Stato siamo noi” non è uno slogan pubblicitario, ma una domanda scomoda che intende muovere una pedagogia trasformativa radicata nei processi di cambiamento culturale delle mentalità sociali. Chi è lo Stato quando accettiamo di convivere silenziosamente con l’ingiustizia? Quando decidiamo di chiudere gli occhi davanti alla corruzione, alle mafie, alle disuguaglianze, alle povertà educative? Ma anche: chi è lo Stato quando un insegnante, nonostante i problemi del sistema scolastico, non rinuncia alla sua responsabilità formativa, quando commercianti e imprenditori denunciano i soprusi del racket delle estorsioni, quando una comunità difende spazi e beni comuni, quando associazioni e territori scelgono di battersi per cambiare narrazioni stereotipate?

Questa rubrica intende analizzare quest’area (eterogenea) di confine tra istituzioni e società, tra diritti e vita vissuta, tra educazione e politica. Racconterà storie, esaminerà fenomeni, darà voce a esperienze di lotte civili e sociali che dimostrano come lo Stato non coincida solo con le leggi o con i palazzi del potere, ma con la coscienza pubblica di un Paese. Che si costruisce – o se preferite, ri-costruisce – attraverso l’educazione, l’esercizio critico della memoria, la responsabilità condivisa e il coraggio di prendere parola perché, come insegna don Lorenzo Milani, la prima rivoluzione nasce dalla ridefinizione etico-pedagogica degli alfabeti linguistici.

La Calabria di oggi è una terra segnata da sfiducia, delega e disaffezione: a essere nomade, è la speranza, sempre più indebolita dalla perversa grammatica della rassegnazione e dell’indifferenza.

Lo Stato siamo noi vuole rimettere al centro il nesso tra responsabilità di cittadinanza e cambiamento culturale. Perché senza cittadini consapevoli non possono esistere istituzioni giuste; senza partecipazione non esiste legalità praticata ma soltanto predicata; senza cultura civica lo Stato si svuota e diventa soltanto mera amministrazione del potere appannaggio di centri direzionali occulti.

Questa rubrica non intende scadere in retoriche rassicuranti né in soluzioni facili, funzionali, peraltro, alle logiche dominanti. Tenterà piuttosto di esercitare una funzione critica: interrogare il presente, disvelandone le zone grigie, valorizzare le pratiche di resistenza civile dal basso che spesso restano invisibili poiché rendono manifeste importanti azioni trasformative.

Bisogna scriverlo con ulteriore chiarezza, a questo punto: lo Stato non è “altro” da noi. È il riflesso delle nostre scelte, delle nostre omissioni, della nostra capacità – o incapacità – di prenderci cura della cosa pubblica e del bene comune.

Se lo Stato siamo noi, allora la questione centrale diventa essenzialmente una sola: che tipo di Stato vogliamo essere?

Una risposta può restituircela l’indimenticabile presidente Sandro Pertini quando invitava a battersi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale: «La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame».

È lo Stato della Costituzione, per i cui principi e valori bisogna continuare a lottare. E noi non ci tireremo indietro, facendo fin in fondo la nostra parte in questa sfortunata terra di Calabria.