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07/10/2025 ore 14.39
Venti di comunicazione

Io sono e vi prometto

Le elezioni regionali appena concluse confermano una cosa semplice: in politica, chi comunica bene fa la differenza.

di Luigi Vircillo

Un esempio chiaro di claim incisivo è “In 4 anni più che in 40” di Roberto Occhiuto. Breve, diretto, spigoloso: costruito per spiazzare, non banale e pieno di personalità. Funziona se il candidato ha concretezza alle spalle, perché il messaggio deve essere sostenuto da fatti reali per lasciare il segno.

Altro messaggio vincente è “Per la terra che porto nel cuore” di Rosaria Succurro, che riflette il legame profondo e costante che la candidata ha sempre avuto con il territorio da sindaco e da presidente della provincia. È un claim che emoziona, racconta origini e appartenenza, e rafforza il rapporto con chi conosce la sua storia. Subito dopo, grande esempio è Filomena Greco, sempre vera e di cuore, che sa unire impegno sociale e autenticità, portando in campagna la stessa genuinità che la caratterizza nella vita quotidiana. Da qui nasce un claim che la rispecchia in pieno: “Ora mettiamoci il cuore”.

Alcuni candidati hanno saputo giocare con ironia e creatività. Angelo Brutto ha sfruttato il proprio cognome in modo brillante, dimostrando che una campagna intelligente può restare impressa anche con un sorriso. Anche qui, però, serve avere alle spalle contenuti solidi, che in questo caso non mancavano. Antonio Lo Schiavo, da parte sua, ha osato rompere la sua consueta sobrietà con colori vivaci nella comunicazione: una scelta che pare abbia funzionato.

Giuseppe Giorno del Movimento 5 Stelle, a parte il claim nero e inclinato (di cui gli parlerò personalmente), ha portato in campo un profilo autentico, diretto e spontaneo, perfettamente in linea con l’identità del suo movimento. Subito dopo, Davide Tavernise, sempre M5S, condivide lo stesso approccio autentico, ma potrebbe sfruttare ancora meglio la sua ottima dialettica e la sua giovane esperienza sperimentando nuove forme di comunicazione che si sposerebbero perfettamente con il suo profilo.

Giuseppe Ranuccio del PD non ha scelto un claim, ma un aforisma troppo lungo. Fa venire nostalgia dei tempi in cui la sinistra lanciava slogan brevi, emozionali e potenti, capaci di trasmettere ideali, sentimenti e un senso di impegno sociale attraverso immagini evocative. Quelle campagne sembrano ormai scomparse, e il risultato lo riflette. Tra le donne, altra figura di rilievo è Maria Limardo a Vibo Valentia, forte e concreta, capace di confrontarsi in tv e in pubblico, mostrando stoffa da vendere. Ne sentiremo parlare.

Poi Giuseppe Falcomatà, che simpaticamente definisco il modello della politica calabrese sempre impeccabile. La sua estetica curata e la baby face” funzionano molto sui manifesti, ma pare abbiano avuto un impatto meno diretto sulle urne. Salvatore Cirillo è stato tra i più votati, con un’immagine che fa il suo lavoro senza stupire né sbagliare. È un personaggio politico concreto, capace di trasmettere affidabilità. Se “rubasse un po’ di wow” dalla scuola Cannizzaro, potrebbe valorizzare ancora meglio la propria presenza e crescere ulteriormente nel tempo. Su Ernesto Alecci ho qualche dubbio sulla foto elettorale e sul claim, che non risultano perfettamente centrati, ma ha portato comunque a casa un buon risultato.

Non tutte le strategie hanno funzionato. Alcuni messaggi assistenziali di Tridico hanno avuto poco impatto su una Calabria che non è più quella percepita fuori regione. La comunicazione di Bruno Bossio è stata chiara e coerente con la tradizione: classica, ma motivante per i nostalgici. Un capitolo a parte lo merita Gianluca Gallo, che fa una partita a parte con i suoi trentamila voti. Non ho visto una comunicazione strutturata, ma in quel caso bastava il suo volto e l’ottimo lavoro che da assessore ha fatto, che inevitabilmente porta consenso al di là degli slogan.

Ci sono stati molti altri candidati che ho seguito con attenzione e che avrebbero meritato una menzione: ciascuno con le proprie qualità, idee e capacità comunicative. Ma più che dilungarmi sui singoli, trovo interessante guardare alla storia della comunicazione politica nel mondo e a come sia cambiata nel tempo.

La comunicazione politica ha attraversato secoli di trasformazioni, seguendo le tecnologie e le esigenze degli elettori. Nei tempi antichi, ad Atene o nelle prime assemblee europee e americane, tutto ruotava attorno alla parola: saper parlare in pubblico e convincere era fondamentale. Poi arrivò la stampa e la politica cominciò a viaggiare su carta: manifesti, volantini e giornali servivano a diffondere idee e programmi.

Con la radio e poi la televisione tutto cambiò. Negli anni ’30, Franklin D. Roosevelt parlava direttamente alle famiglie con i suoi “Fireside Chats”, creando vicinanza e fiducia. Negli anni ’60, il dibattito televisivo tra Kennedy e Nixon dimostrò che l’apparenza e la presenza scenica potevano influenzare la percezione degli elettori tanto quanto le parole. È in quel periodo che iniziarono a nascere i claim brevi e memorabili, pensati per restare impressi. Frasi come “Yes we can” di Obama o “Make America Great Again” di Trump sono esempi moderni di quanto un messaggio semplice possa diventare simbolo di una campagna intera.

Con l’arrivo di internet e dei social, la comunicazione politica ha subito un’altra rivoluzione, permettendo ai candidati di parlare direttamente ai cittadini, creare emozione e misurare l’impatto dei messaggi in tempo reale. Ogni parola, immagine o gesto può diventare virale e influenzare milioni di persone in poche ore.

Oggi le campagne non si basano più solo su promesse o comizi: devono combinare creatività, dati e autenticità. I claim devono essere brevi, taglienti e coerenti con la personalità del candidato. Devono emozionare, distinguersi e rimanere impressi. In tutto il mondo, la regola rimane la stessa: chi comunica meglio cattura l’attenzione e conquista la fiducia degli elettori.

In sintesi, osservando i candidati, i claim e l’evoluzione della comunicazione politica, si capisce che un buon messaggio non è mai casuale. Deve essere costruito, studiato, capace di colpire, emozionare e raccontare chi sei davvero. Non passare inosservati è il primo passo per conquistare l’attenzione – e poi la fiducia – degli elettori. Buona comunicazione a tutti e buon lavoro al Presidente Occhiuto ed a tutti i nuovi consiglieri regionali.