Immobili nel dolore: l’emicrania è una patologia invisibile e sottovalutata che paralizza la vita
È molto più di un mal di testa. Milioni di italiani convivono con un dolore invalidante: serve consapevolezza, diagnosi corretta e un cambio culturale profondo. Il dolore si può gestire: terapie e diagnosi corrette sono possibili anche in Calabria
“Ei fu, siccome immobile”. Un verso ricco di enfasi che apre il più celebre epitaffio della letteratura italiana. Manzoni tracciava, così, un parallelo tra il corpo inerme di Napoleone e l’immobilità del mondo nei confronti di una notizia tanto imponente. Oggi quel verso può evocare un'altra immobilità: quella che ogni giorno vivono migliaia di persone colpite da emicrania.
Se il 5 maggio richiama la memoria storica della caduta di un impero, il 18 maggio – Giornata nazionale del mal di testa – ci inviterà a riconoscere un dolore che non lascia monumenti, ma paralizza corpo e mente. L’emicrania non è un semplice mal di testa, come troppo spesso viene liquidata.
C’è un momento inaspettato in cui tutto si ferma: il corpo ha bisogno di stasi, la luce diventa nemica, il ticchettio di un orologio diventa assordante, motivo di ansia come fosse una bomba. Torna la metafora della battaglia contro la malattia. Ma siamo ben lontani dalla retorica del guerriero, del lottatore, del soldato. Nella percezione comune, chi convive con questo dolore non viene considerato un "malato vero". Il pregiudizio è radicato: se da una parte il paziente oncologico è un guerriero, dall’altra chi soffre di emicrania viene spesso visto come un debole, un esagerato, uno scansafatiche. L’emicrania, insomma, continua a essere una malattia invisibile e sminuita. Ma qui non vogliamo parlare né di guerrieri né di sconfitti.
Numeri che parlano chiaro
- Oltre 6 milioni di italiani soffrono di emicrania.
- Le donne sono più soggette. Il Global Burden of Disease definisce l’emicrania come la prima causa di disabilità tra le donne sotto i 50 anni.
- I pazienti italiani con emicrania perdono in media 5 giorni lavorativi al mese.
- In Italia, i costi legati all’emicrania (ospedalizzazione, assenteismo e mancata produttività ecc.) sono stimati in circa 3,5 miliardi di euro annui.
- Solo il 40% dei pazienti riceve una diagnosi corretta con conseguente trattamento mirato.
È fondamentale riconoscere l’emicrania in quanto patologia seria e invalidante. Uno studio dell’ANIRCEF (Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee) rivela che appena il 16% dei soggetti si rivolge a uno specialista; la restante parte ha interiorizzato per sentito dire che la sua non è una vera malattia. Forse perché il dolore cronico non si vede, diventando quasi un’abitudine. E in quanto abitudine diviene normalità. Eppure, non è normale stare male.
L’appello alla consapevolezza
Maggio dovrebbe essere il tempo della restituzione della dignità a chi convive con un dolore che immobilizza, ma non si vede. Un dolore che toglie giornate, relazioni, lucidità. Ma anche il mese in cui chi soffre riconosce la propria condizione e chiede aiuto.
In Calabria, come nel resto d’Italia, esistono centri cefalee e specialisti capaci di accompagnare il paziente in un percorso terapeutico, come il Centro Cefalee dell’Ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. È importante sapere che l’emicrania si può gestire: attraverso farmaci, stili di vita adeguati e una corretta diagnosi, è possibile ridurre l’impatto della malattia.
“Ei fu” non è solo il sigillo su una morte lontana e gloriosa. È il simbolo di qualcosa che si è fermato. Come la vita di chi, a causa dell’emicrania, sospende il proprio quotidiano.
L’emicrania non uccide. Immobilizza. E chi è immobile sospende la propria vita. Ma non si può restare in sospeso a vita.