Scilla Cuore, conclusa la venticinquesima edizione del simposio medico: premiato il rettore dell’Unical Nicola Leone
Oltre quattrocento i partecipanti da tutta Italia per l’evento che ha trasformato il borgo calabrese in un polo di aggiornamento scientifico nazionale. Tra momenti di alta formazione, testimonianze di valore e riconoscimenti all’impegno accademico, il congresso si conferma spazio vitale di dialogo e crescita per la cardiologia italiana
Si è conclusa la 25ª edizione di Scilla Cuore, il congresso nazionale di cardiologia che da un quarto di secolo richiama sullo Stretto i più autorevoli esperti del settore. Quella che poteva sembrare solo una celebrazione, si è invece confermata essere un’edizione proiettata verso il futuro, capace di unire numeri, contenuti e visione.
Il cuore della cardiologia italiana ha battuto ancora una volta in riva allo Stretto, riunendo oltre quattrocento partecipanti, tra i più autorevoli nomi del settore e centinaia di professionisti del territorio.
Lontano dalle sedi istituzionali canoniche, Scilla Cuore ha confermato di essere uno dei più solidi riferimenti nazionali per la formazione medica. Un congresso che non si limita a celebrare la propria storia, ma la rilancia con la forza dei numeri, la qualità dei contenuti e il respiro di una visione di lungo respiro capace di proiettare nel futuro anche un borgo millenario e incantato come Scilla.
Da sogno a istituzione: 25 anni al servizio del Paese
Era un’intuizione audace, quasi provocatoria: trasformare un piccolo borgo della Calabria in un centro stabile di aggiornamento medico. Oggi, a distanza di 25 anni, Scilla Cuore è diventato una vera e propria istituzione accademica diffusa, capace di attrarre ogni anno i più autorevoli rappresentanti della cardiologia italiana, provenienti da atenei e centri di ricerca di assoluto prestigio.
«Abbiamo portato a Scilla i docenti e i direttori di cattedra delle università più accreditate d’Italia - racconta il Direttore Scientifico e promotore del simposio Vincenzo Montemurro - , da Milano al San Raffaele, dall’Humanitas alla Sapienza, da Napoli Federico II fino a Palermo, Brescia, Trieste, Firenze, Genova, Torino, Lecce, Bari. Tutti presenti, tutti coinvolti. Questa è la forza di Scilla Cuore». Un progetto identitario che ha saputo capovolgere le coordinate della centralità culturale: da margine geografico a crocevia nazionale della formazione medica. Montemurro, sul palco, ne racconta la genesi, emozionandosi nel ricordare i tanti colleghi e amici che in questi anni hanno contribuito alla ricerca scientifica ed al progetto di Scilla Cuore, e che oggi non ci sono più.
La rete che tiene insieme l’Italia
Se Scilla Cuore è diventato un punto fermo della cardiologia italiana, lo si deve anche alla costanza di chi ha creduto nel progetto sin dai primi anni, tornando ogni anno a contribuire con esperienza, studio e umanità. Come la professoressa Savina Nodari, cardiologa agli Spedali Civili di Brescia e docente all’Università di Brescia. «Sono venticinque anni che vengo qui - racconta -. Ho iniziato da giovane cardiologa, quasi per caso. All’inizio eravamo in pochi, oggi è uno degli eventi più importanti a livello nazionale».
E' chiaro come Scilla Cuore abbia saputo invertire i flussi tradizionali della formazione, facendo arrivare al Sud professionisti da tutto il Paese. Ma non solo per aggiornarsi: anche per ritrovarsi. «È un momento di condivisione di esperienze, di sapere, ma anche di rapporti umani. Si parla di cardiologia, ma ci si mette anche il cuore». Il contesto unico della Costa Viola, con la sua forza paesaggistica e culturale, diventa così un collante profondo, capace di rendere la comunità scientifica più coesa e più vicina, anche nelle differenze geografiche.
L’idea di una Calabria che trattiene i suoi talenti
Momento atteso della giornata conclusiva, il Premio Nazionale di Benemerenza “Scilla Cuore” è stato conferito, tra gli altri, al magnifico rettore dell’Università della Calabria, Nicola Leone. Un riconoscimento che, nelle parole dello stesso Leone, va oltre il profilo personale: «Questo premio dà atto non solo del mio impegno, ma del percorso di crescita che l’Università della Calabria sta portando avanti, a beneficio della regione e dei calabresi». Un gesto simbolico, che si carica di valore anche alla luce di una sfida concreta: trattenere il capitale umano in Calabria.
Lo dimostra il caso del professor Ciro Indolfi, figura di riferimento della cardiologia italiana, che dopo l’uscita dall’Università Magna Graecia di Catanzaro è stato accolto proprio dall’Unical, dove ha continuato - raccontano sul palco - a operare nel campo dell’emodinamica strutturale. Una scelta strategica, definita da Montemurro come esempio di «visione rivoluzionaria», che ha permesso a Cosenza di affiancarsi a Catanzaro e Reggio Calabria nell’esecuzione delle TAVI, portando nuove prospettive cliniche anche nell’area settentrionale della regione.
Il futuro della sanità calabrese: l’orizzonte della medicina a Reggio
Tra i temi emersi nella chiusura di Scilla Cuore, c’è anche quello che guarda al futuro della formazione sanitaria in Calabria. Ed in particolare a Reggio. Il professor Montemurro, ai nostri microfoni, non si è sottratto al commentare l’importanza strategica del dibattito in corso sulla nascita della facoltà di medicina a Reggio Calabria. «So che il confronto è in fase avanzata – ci dice – e coinvolge direttamente i rettori delle tre università calabresi. È un progetto serio, condiviso e concreto. Ci auguriamo che presto possa diventare realtà».
La creazione di un polo formativo a Reggio rappresenterebbe un ulteriore passo verso l’autonomia sanitaria della regione, capace di formare nuovi medici direttamente sul territorio. Una sfida cruciale, che si intreccia con il senso stesso di Scilla Cuore: creare valore dove prima sembrava impossibile, costruire opportunità dove per anni si è solo parlato di carenze.
Il cuore oltre la scienza
Scilla Cuore da appuntamento al prossimo anno, con la consapevolezza di avere avuto la conferma di un’identità che si è consolidata nel tempo: quella di una Calabria capace di proporre, formare, attrarre. Una terra che, grazie a un’idea ostinata e lucida, ha saputo trasformare un convegno scientifico in una comunità culturale e professionale che si rinnova ogni anno. In riva allo Stretto non si è parlato solo di medicina, ma di visione, di responsabilità, di possibilità. Scilla Cuore ha dimostrato che il Sud può generare eccellenza, può trattenere intelligenze, può essere centro senza chiedere il permesso.
Dove si pensava ci fosse solo margine, oggi c’è una rete viva e pulsante che tiene insieme il sapere, la cura e il futuro. Un congresso che ha messo il cuore oltre la scienza. E che continuerà a battere per il bene del Paese.