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17/10/2025 ore 15.38
Salute

Tumore al seno, 55mila nuove diagnosi all’anno ma la prevenzione può fare la differenza: «Necessario un cambio culturale»

Il carcinoma alla mammella è il più diffuso nella popolazione femminile con un’incidenza in continuo aumento. L’appello della specialista Rita Marino

di Rossella Galati
Woman with breast cancer awareness ribbon

Come ogni anno, il mese di ottobre si tinge di rosa in tutta Italia richiamando l'attenzione sulla prevenzione del tumore al seno. Una neoplasia, la più diffusa tra la popolazione femminile, la cui incidenza è in continuo aumento con circa 55mila nuove diagnosi all'anno. Ma c'è un'arma che può fare la differenza, ovvero la prevenzione come ribadisce la specialista Rita Marino, dirigente medico e responsabile dell'oncologia dell’ospedale del Basso Ionio di Soverato: «È importante fare prevenzione perché la mammografia farà la differenza tra una diagnosi precoce e una diagnosi in una fase avanzata. Di questi 55mila casi all'anno, fortunatamente a 5 anni oggi possiamo dire che l'88% delle donne è vivo. E questo è frutto da una parte della prevenzione e dall'altra parte di tutta l'innovazione medica e dell'approccio multidisciplinare che mettiamo in atto nella gestione del tumore della mammella.

Per quanto riguarda l'innovazione della terapia medica, siamo passati dalla chemioterapia all'immunoterapia, ovvero alla terapia personalizzata in base alle caratteristiche immunoistochimiche e al profilo molecolare di quel tumore».

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Donne e prevenzione


Secondo quanto previsto dai Lea, per le donne tra i 50 e i 74 anni è consigliabile eseguire lo screening mammografico ogni due anni: «In alcune regioni d'Italia l'inizio è stato anticipato a 45 anni. Una buona parte dei tumori infatti ha un picco proprio a quest'età, l'età perimenopausale. Ovviamente prima di questa età ci possiamo giovare tranquillamente della ecografia».

In Italia però solo il 53% delle donne esegue una mammografia: «Se ci riferiamo a questo 53% dobbiamo fare una differenza tra il Nord e il Sud del Paese. E la Calabria rimane la maglia nera e questo ancora ci preoccupa. Deve esserci un cambio culturale - conclude la specialista - perché la prevenzione dura tutto l'anno e può radicalmente cambiare il nostro domani».