Calabria ed Emilia-Romagna, accordo storico per limitare la migrazione sanitaria ma il conto lo pagano i pazienti
Si tratta di una delle prime intese fra Regioni pronte ad essere sottoscritte. Il presidente emiliano De Pascale aveva lanciato l'allarme su un intasamento delle strutture sanitarie della sua regione. A rischio il diritto dei cittadini di scelta sulle cure
Sta facendo molto discutere l'accordo che in queste ore stanno siglando la regione Emilia-Romagna e la nostra sulla migrazione sanitaria. Tutto è partito dalle dichiarazioni del presidente dell'Emilia, Michele de Pascale: «In questo momento il problema principale dell'Emilia-Romagna è il nostro storico motivo di orgoglio, e cioè l'enorme pressione di persone da fuori regione che si vengono a curare qui, intasando il sistema».
L'Emilia-Romagna insieme alla Lombardia e il Veneto sono le tre che accolgono più pazienti da altre regioni. In particolare l'Emilia ha un segno più fra mobilità attiva e passiva di 387 milioni di euro. Giusto per fare un esempio, la Calabria, penultimo secondo Agenas di questa particolare classifica ha un saldo passivo di 191,9 milioni. Certo molto c'è da rivedere in queste cifre perché non sempre i calabresi che si vanno a curare fuori regione hanno la reale necessità di farlo. Spesso lo fanno banalmente perché hanno figli che vivono fuori e preferiscono andare a curarsi vicino a loro.
C'è anche da considerare che secondo la legge ogni Regione invia il Drg alla regione di residenza del paziente per chiedere il rimborso. La regione destinataria ha trenta giorni di tempo per contestarlo. Nessuno lo ha mai fatto tranne Mario Oliverio quando era presidente della giunta regionale. I suoi tecnici, spulciando le carte, hanno trovato una mole di richieste improprie di rimborsi da altre regioni, al punto che è arrivato a contestare e vedersi riconosciuti 28 milioni di pagamenti non dovuti.
Tornando al tema principale, Emilia Romagna e Calabria sono pronti a firmare un accordo per cercare in qualche modo di arginare il fenomeno della migrazione sanitaria. Si tratta di uno dei primissimi accordi di questo tipo, nonostante siano previsti dalla legge da tre anni a questa parte. In ogni Finanziaria, difatti, è stato previsto l'obbligatorietà di intese di questo tipo.
Frenare la fuga dei pazienti al Nord, accordo biennale tra Calabria e Emilia-Romagna: ecco la bozzaI dettagli dell'intesa fra le due regioni non sono ancora stati resi noti ufficialmente anche se stanno girando alcune bozze. La leva principale è quella finanziaria. In buona sostanza si prevede di mettere un tetto di spesa per le strutture pubbliche e private accreditate per determinate prestazioni (da queste è esclusa ad esempio la chirurgia oncologica e altre specialità). Il tetto viene calcolato ovviamente sullo storico e una volta superato si parla di regressioni tariffarie ovvero le prestazioni vengono pagate proporzionalmente sempre meno.
Questo all'incirca il quadro che ha un suo fondamento anche nel fatto che il 65% dei ricoveri dei calabresi fuori regione avviene in strutture private accreditate , anche se spesso i pazienti non lo sanno (Humanitas, San Raffaele, Gemelli tanto per fare alcuni esempi sono privati accreditati).
L'intesa però presenta almeno due punti da chiarire. Il primo è che si concentra sugli aspetti finanziari senza considerare che il nostro ordinamento tutela il diritto di scelta alle cure dei pazienti. Ognuno cioè ha il diritto di scegliere dove curarsi partendo dal presupposto (molto teorico) che il nostro sistema sanitario nazionale garantisca la stessa qualità su tutto il territorio. Le altre regioni, di fronte ad un esodo particolare di calabresi, possono rifiutarsi di recuperarli perché poco redditizi? Come impatterà l'accordo sui territori? Quindi sui medici di base e sui pronti soccorso calabresi che dovrebbero prescrivere i ricoveri? In che modo verranno garantiti i pazienti?
Ed è proprio qui che si inserisce il secondo aspetto ovvero in questo accordo manca un convitato di pietra ovvero il Ministero della Salute. Cosa sta facendo il Ministero oltre che controllare i nostri conti per aiutare la Calabria a migliorare le sue performance e a diminuire la nostra mobilità sanitaria arrivata a 305 milioni di euro?