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08/05/2025 ore 16.49
Sanità

Case di comunità in Calabria, 26 (su 61) rischiano di non essere completate entro i tempi previsti

L’ultimo report conferma ritardi ascrivibili ad inadempienze burocratiche, pareri e permessi non richiesti durante le fasi di progettazione. Va meglio sul fronte degli ospedali di comunità, solo due a rischio. La scadenza a marzo 2026 (salvo proroghe)

di Luana Costa

Quando sulla tabella di marcia manca meno di un anno alla scadenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono ancora molte in Calabria le opere che rischiano di non traguardare il target prefissato.

L’assistenza territoriale

È quanto si evince dalla relazione mensile redatta dal dipartimento Salute e Welfare che monitora lo stato di avanzamento delle opere finanziate nell’ambito della missione 6, con l’obiettivo di ridisegnare la rete di assistenza sanitaria territoriale.

La relazione di marzo

Nel report, l’ultimo disponibile, il 43% delle case di comunità programmate risulta a rischio, così come potrebbero non essere completati entro la scadenza il 10% degli ospedali di comunità. Si tratta in entrambi i casi di strutture assistenziali di nuova concezione, seppur con vocazioni diverse, per la presa in carico dei pazienti attraverso modelli organizzativi di prossimità.

Case di comunità

Nel dettaglio, sono 61 le case di comunità che la Cittadella ha programmato di realizzare sul territorio regionale, 26 quelle che hanno registrato criticità tali da poter impedire il raggiungimento dell’obiettivo, il 43% appunto. Tra i principali ostacoli che le opere hanno incontrato sul loro cammino vi sono richieste di integrazioni documentali, quindi pareri o permessi non richiesti durante l’iter progettuale.

Cantieri non avviati

Le lungaggini accumulate a causa delle inadempienze amministrative mettono oggi a serio rischio 25 interventi, per i quali allo stato attuale non sono nemmeno stati avviati i cantieri; lì dove invece i lavori sono già partiti uno solo registra ritardi sulla tabella di marcia. Un’opera in più rispetto allo stato di avanzamento fotografato nella relazione mensile di gennaio, quando a rischio era il 41% delle case di comunità, 25 su 61 programmate.

In stallo

Insomma, in due mesi non si sono registrano particolari miglioramenti e nemmeno innescato lo sprint finale, atteso per tentare di mettere in sicurezza almeno la maggior parte degli interventi. Decisamente più rosea la situazione sul fronte degli ospedali di comunità, ovvero quelle strutture assistenziali pensate per erogare cure a bassa intensità e che dovranno fungere da filtro per gli accessi ospedalieri.

Gli ospedali di comunità

Dai tre ritenuti a rischio a gennaio si è passati a due; anche in questo caso le principali criticità si sono manifestate sotto la forma di inadempienze burocratiche: pareri o permessi non richiesti durante le fasi progettuali.

Le centrali operative

Infine, le centrali operative territoriali. Delle venti dichiarate «collaudate e già attive» dal dipartimento Salute e Welfare in una nota di inizio ottobre dello scorso anno, una è annoverata ancora oggi – dallo stesso dipartimento – tra quelle che «non raggiungeranno il target entro i tempi stabiliti»: Botricello.

Il caso di Lamezia

Mentre per la cot di Lamezia Terme – per la Regione collaudata e attiva da almeno sei mesi – ne viene oggi dichiarata la «parziale operatività in quanto si è conclusa almeno una dimissione protetta a dimostrazione dell’operatività dell’interconnessione, le problematiche sono di natura cantieristica, ossia l’impresa esecutrice ha richiesto il differimento della ultimazione dei lavori, al fine di completare i lavori sugli impianti, il rup ne prevedeva ultimazione entro fine gennaio, ma per come comunicato per le vie brevi i lavori verranno ultimati nel mese di aprile 2025».