Dal borgo in Calabria ai vertici dell’oncologia: l’ascesa di Giuseppe Curigliano iniziata grazie ai consigli del medico-pittore
Nato in Canada e cresciuto nel Vibonese, il medico è passato da borsista entusiasta a direttore dell’Istituto europeo di oncologia. Una carriera guidata da ricerca e passione: i suoi ricordi di Oriana Fallaci e Umberto Veronesi
Oggi è una figura di riferimento internazionale nel campo dell’oncologia ma, chissà, senza i consigli ricevuti nel Vibonese forse la sua storia sarebbe stata diversa.
Nato nel Québec da genitori calabresi, Giuseppe Curigliano trascorre i suoi primi anni in Canada, ma è nella piccola Monterosso Calabro, dove i genitori emigrati in Nord America decidono di tornare per nostalgia, che trova la sua vera forza. «Ricordo la neve, neve, neve… e il ritorno al borgo dove mia madre mi spronava a mantenere l’inglese e a imparare l’italiano», racconta al Corriere della Sera. Lì, tra il sindaco, il prete e il medico-pittore Nicola Liotti, iniziò a coltivare l’idea di studiare Medicina: «Tu sei intelligente, devi fare Medicina perché quella ti darà il futuro». Anche nella sua formazione accademica, Curigliano porta con sé l’orgoglio di origini calabresi, la determinazione di chi sa da dove viene e sogna traguardi lontani.
Le lezioni di indipendenza di Oriana Fallaci
Curigliano ha curato anche Oriana Fallaci. E della grande giornalista ricorda «due cose: la prima è che ci raccontava storie incredibili della sua vita da giornalista… A Città del Messico si finse morta sotto un cumulo di cadaveri. La seconda è che in ospedale lei definiva tutti sulla base delle caratteristiche fisiche… ma con noi ragazzi era paziente e gentile». Quelle parole, ricorda Curigliano, insegnarono subito a mettersi in discussione: «Ci diceva di andare contro i nostri primari, nel senso di dire sempre come la pensavamo. Era un invito all’indipendenza di pensiero applicata alle scienze biomediche».
Il carisma di Veronesi e il ruolo di leader
Su Umberto Veronesi, Curigliano non ha dubbi: «Il carisma. Se dovessi ricordarlo con una parola direi “leader”. Quando esponeva un’idea la sentivi così forte e piena di passione… Uscivi convinto che fosse la cosa giusta da fare». Fu l’ultimo primario nominato da Veronesi e ne custodisce il lascito: «Si cura meglio dove si fa ricerca… aggiungo io: si cura meglio solo se si fa ricerca».
La scalata di Curigliano nell’oncologia
Dopo la laurea alla Cattolica di Roma, Curigliano punta sull’oncologia, «dove la sfida era alta e le terapie medievali davano tossicità mostruosa». Con borse di studio e soggiorni a Charleston, New York e Stoccolma, presenta la sua tesi sperimentale a un congresso internazionale. Rifiuta un posto al Regina Elena per un ambizioso progetto allo Ieo di Milano: «Ho rinunciato al posto fisso per seguire i miei sogni. È andata più che bene».
I traguardi internazionali e i casi “fuoriclasse”
Oggi è Direttore dello Sviluppo di Nuovi Farmaci all’Ieo, Professore di Oncologia Medica alla Statale di Milano e Presidente eletto dell’Esmo per il biennio 2027-28. Ha visto pazienti “fuoriclasse” sopravvivere a metastasi cerebrali, in situazioni considerate inguaribili. «Non curiamo solo una malattia, curiamo una persona», sottolinea, ricordando chi lo ringrazia dandogli il nome dei figli o finanziando borse di ricerca per i giovani medici.
Un messaggio per il futuro
Dal borgo calabrese alle più prestigiose istituzioni oncologiche, Curigliano riassume la sua filosofia: «La cura migliore nasce dalla ricerca, dalla passione e dal rispetto per chi ha fiducia in te». E se non fosse diventato oncologo? «Sarei stato professore di filologia: la cultura classica disarma ogni male». Un sogno che parte da Monterosso Calabro e arriva dritto al cuore (e al futuro) della medicina.