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05/03/2025 ore 17.27
Sanità

«I Lea misurano la buona sanità fino a un certo punto: i numeri non bastano»: l’analisi di Rizzo (Asp di Cosenza)

Le considerazioni del direttore sanitario dell’Asp di Cosenza sul nuovo sistema di garanzia, il calcolo utilizzato per soddisfare i livelli essenziali di assistenza: «Si possono realizzare miracoli, ma se i flussi di dati non collimano con quelli nazionali, non ci saranno possibilità di essere promossi»

di Luca Latella

«Ma siamo poi così sicuri che raggiungere i livelli essenziali di assistenza, significhi avere una buona sanità». La domanda la pone a mo’ di riflessione e se la pone – come tantissimi calabresi – il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza, Martino Rizzo.

Il manager spiega come sia sempre più difficile soddisfare i Lea col “nuovo sistema di garanzia”, «un sistema di calcolo – specifica – che individua alcuni parametri per la prevenzione, il territorio e l'area ospedaliera, e prevede che il risultato sia positivo solo se si raggiunge la sufficienza, 60 su 100, in ognuno dei tre settori».

Fino al 2020 il punteggio era complessivo: «Oggi – aggiunge Rizzo – è necessario centrare la sufficienza in ogni settore, e basta non arrivare ai 60 in una delle tre aree, per non soddisfare i Lea».

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«E non si tratta solo questo, perché il calcolo si effettua su base regionale», quindi se ad esempio, «una delle cinque Aziende sanitarie provinciali risulterà virtuosa, e le altre non sviluppano le azioni previste, la Regione Calabria non raggiungerà mai la sufficienza».

Artifici sanitario-contabili, dunque. «Un altro ostacolo è rappresentato dall’informatizzazione. Si possono realizzare miracoli, ma se i flussi di dati non collimano con quelli nazionali, non ci saranno possibilità di essere promossi».

Quindi nessuna sorpresa se per il 2023 la Regione Calabria, «e quindi anche noi, siamo stati bocciati, anche se probabilmente in fase di revisione dei dati saremo promossi oltre che per l'area ospedaliera anche per la prevenzione, dove esiste un problema con il flusso informatico».

Peraltro, conclude Martino Rizzo «questo però non vuol dire che, raggiungendo i Lea, avremo realizzato una buona sanità, perché c'è tanto, ma tanto da fare, ed anche le Regioni virtuose hanno problemi».

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Insomma, il quadro che emerge dal nuovo sistema di garanzia non è particolarmente incoraggiante, anche perché il flusso di dati è e sarà influenzato da un parametro che per chissà quanto tempo relegherà la Calabria fanalino di coda, che quello relativo al medicina territoriale. La missione 6 “salute” del Pnrr parla fin troppo chiaro: senza ospedali e case di comunità, centrali operative territoriali – ancora all’anno zero checché ne dicano dati e numeri che si scontrano con le realtà territoriali calabresi – la “promozione” sembra un miraggio.