Infezioni post-operatorie, il punto al Trauma Meeting di Riccione. Mazzotta: «Prevenzione e IA alleate di noi infermieri»
Al corso organizzato dalla Società degli Ortopedici e dei Traumatologi Ospedalieri Italiani focus su sicurezza chirurgica e innovazione: dal monitoraggio delle ferite al supporto dell’intelligenza artificiale, le nuove strategie per ridurre complicanze e migliorare gli esiti clinici
Le infezioni che si verificano dopo un intervento chirurgico prolungano la degenza, aumentano le riammissioni in ospedale e gravano sui costi dell’assistenza. In Italia si calcola che l’onere diretto per il Servizio sanitario nazionale sia nell’ordine delle centinaia di milioni di euro l’anno.
Per fare il punto, la Società degli Ortopedici e dei Traumatologi Ospedalieri Italiani (OTODI) ha organizzato, il 9 ottobre a Riccione, nell’ambito del XVII Trauma Meeting, il Corso per Infermieri dedicato alle infezioni del sito chirurgico. L’evento ha registrato anche quest’anno la partecipazione di 1.300 medici e 470 infermieri, con la presenza di oltre 90 aziende espositrici del settore biomedicale e farmaceutico.
Tra gli interventi più apprezzati spicca quello della dott.ssa Michela Mazzotta, infermiera presso il Blocco Operatorio del presidio “A. Pugliese” dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “R. Dulbecco” di Catanzaro, che ha affrontato il ruolo degli infermieri nel trattamento delle infezioni post-operatorie in traumatologia e il supporto che l’intelligenza artificiale offre agli operatori.
«È stato per me un onore ricevere l’invito del comitato scientifico a relazionare sull’argomento – ha dichiarato Mazzotta – , ma soprattutto poter affermare con orgoglio che, nell’ospedale “A. Pugliese” dell’AOU “R. Dulbecco” di Catanzaro, le percentuali di infezioni post-operatorie sono ai minimi nazionali, come testimoniano i numeri dell’ultimo biennio».
I dati disponibili mostrano incidenze non trascurabili: si stimano circa 530.000 infezioni correlate all’assistenza l’anno, di cui il 14–15% sono infezioni del sito chirurgico. In ortopedia le percentuali sono più basse, ma le infezioni risultano spesso profonde e gravate da esiti importanti.
«In tutto questo – sottolinea Mazzotta –, il ruolo del personale infermieristico è centrale e insostituibile: applica linee guida e protocolli aggiornati, coordina la sorveglianza, educa il paziente al monitoraggio post-dimissione e favorisce l’aderenza ai bundle perioperatori».
«In sala operatoria l’attenzione di tutto il personale deve essere sempre alta, perché basta un minimo errore procedurale per causare un evento indesiderato, quale un’infezione. Oggi i protocolli sono un aiuto prezioso nello svolgimento della professione, paragonabili alle checklist dei piloti: seguire ogni passaggio con scrupolo riduce gli errori».
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
Sull’innovazione, Mazzotta osserva: «Oggi esistono modelli multimodali che apprendono continuamente e diventano più precisi. Combinano le foto della ferita scattate dal paziente a domicilio e i sintomi autoriportati: così l’IA può predire un’infezione del sito chirurgico entro 48 ore e, sotto una soglia di rischio predefinita, escludere il triage umano. Si riducono rientri impropri e carico di lavoro per noi e per i medici».
«Guardando al futuro prossimo, in Cina è stato inaugurato ad aprile un ospedale unico al mondo, senza corridoi e senza letti, in cui tutto è simulato. Medici e infermieri virtuali gestiscono migliaia di pazienti virtuali per l’addestramento del personale e test rapidi dei percorsi clinici».
«Il messaggio finale della mia relazione – conclude Mazzotta -, è che prevenzione e sorveglianza basate su protocolli, formazione continua e uso mirato dell’IA porteranno a sempre meno infezioni, migliori esiti clinici e risparmi per il Servizio sanitario»