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29/10/2025 ore 06.50
Sanità

Sanità al collasso, la rabbia di un cittadino: «La vita di un calabrese vale quanto quella di chiunque altro, agite subito»

Il caso del 64enne di Scalea rimbalzato di ospedale in ospedale per poi finire a Potenza riaccende le critiche sul sistema sanitario. L’appello: «Non si può più governare voltando le spalle a questi drammi»

di Raffaello Bosco

Un cittadino calabrese ha deciso di scrivere alla nostra testata per denunciare la drammatica situazione della sanità regionale, prendendo spunto dalla vicenda di Francesco Quintieri, 64 anni, di Scalea, colpito da un’ischemia e rimbalzato per due giorni tra quattro ospedali prima di essere ricoverato a Potenza. Nella sua lettera, un appello disperato alle istituzioni.

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Egregio Direttore, 

Le scrivo oggi con una rabbia che si mescola a un senso di impotenza devastante. Non come politico o esperto, ma come semplice cittadino che teme per la propria vita e per quella dei suoi cari.

La mia dignità è ferita di fronte alla cronaca della sua testata: la storia del signor Francesco Quintieri, 64 anni, di Scalea, colpito da ischemia. Siamo arrivati al limite, anzi, lo abbiamo superato.

Scalea, il calvario di un 64enne colpito da ischemia: “respinto” da quattro ospedali in Calabria, è ricoverato a Potenza

Quanta disperazione avrà provato quell’uomo e la sua famiglia, costretti a un’odissea umiliante di 48 ore! È inaccettabile che, in una regione italiana, si debba intraprendere un “viaggio della speranza” tra esami a pagamento e dimissioni inspiegabili, venendo rimbalzati da quattro ospedali del proprio territorio.

Questo non è un semplice caso di malasanità isolata: è la prova schiacciante che il diritto fondamentale alla salute, sancito dalla Costituzione, in Calabria viene sistematicamente violato. La nostra sanità non è soltanto in crisi: è in uno stato di morte civile prolungata, un insulto alla nostra intelligenza e alla nostra esistenza.

Mi rivolgo con forza alla presidente Giorgia Meloni e al ministro Antonio Tajani: la misura è colma. Basta con le differenze tra cittadini di serie A e di serie B. La vita di un calabrese ha lo stesso valore di quella di qualsiasi altro cittadino italiano. Non c’è più tempo per commissioni o rinvii: agite adesso.

Onorate quella solenne promessa che per noi vale la vita: liberate la sanità calabrese da questo commissariamento fallimentare e infinito. Finché resteremo sotto tutela, la nostra salute sarà ostaggio dell’inefficienza e della burocrazia assassina.
Chiedo un intervento politico, finanziario e morale – straordinario e risolutivo – che ponga fine all’emigrazione sanitaria forzata e restituisca a ogni calabrese la certezza che, in caso di emergenza vitale, troverà soccorso immediato e qualificato.

Mi appello, con la forza della disperazione, anche al presidente Roberto Occhiuto. Non accetto promesse generiche: pretendo fatti immediati. Lei è il nostro rappresentante e il commissario, mi dica chi è responsabile di questo orrore. Voglio nomi e provvedimenti esemplari, perché l’impunità genera solo altra morte.

Lei deve garantire un’accelerazione decisa nell’attivazione dei servizi essenziali, affinché la paura di ammalarsi in Calabria non sia più la nostra compagna quotidiana.

Pretendo che si ponga fine a questa angoscia, a questa beffa crudele. Il viaggio della speranza del signor Quintieri è una ferita che duole nell’anima della Nazione. Non si può più governare voltando le spalle a questo dramma. 

Confido che, grazie alla sua testata, direttore Laratta, questo mio grido di dolore e indignazione raggiunga i vertici dello Stato e si traduca finalmente in azione concreta. Non un minuto di più da perdere. Agite.