Sanità in panne nonostante i miliardi del Pnrr: spesi solo un terzo dei fondi, cantieri fermi e strutture incompiute. Calabria fanalino di coda
La Missione Salute segna ritardi clamorosi: realizzato appena il 38% dei progetti, in molte regioni i pagamenti non superano il 10%. Il dato emerge dal sistema ReGis e dal nuovo rapporto realizzato dalla Cgil
I miliardi ci sono, ma le opere restano sulla carta. La sanità pubblica italiana, che il Pnrr avrebbe dovuto rilanciare con un piano straordinario di investimenti, continua a marciare a passo di lumaca. A dirlo sono i numeri, impietosi: a fine giugno era stato speso appena il 34,4% delle risorse previste dalla Missione 6 dedicata alla salute. Tradotto: 6,6 miliardi su 19,3 disponibili, di cui 14,5 miliardi garantiti dall’Europa.
Il dato emerge dal sistema ReGis e dal nuovo rapporto realizzato dalla Cgil, che fotografa una situazione lontana dalla propaganda governativa. Su oltre 10.100 progetti previsti, solo il 38,2% risulta effettivamente avviato o concluso. Un bilancio che diventa drammatico se si scende nei dettagli: Case di comunità e Ospedali di comunità, le strutture simbolo del Piano, accumulano ritardi tali da far prevedere tempi di realizzazione di almeno cinque o sei anni. Peccato che Bruxelles abbia fissato la scadenza tassativa al 2026, senza proroghe.
«La situazione è particolarmente preoccupante e incerta», denuncia Daniela Barbaresi, segretaria confederale della Cgil. «Siamo a nove mesi dalla scadenza del Pnrr e la Missione Salute rischia di rimanere inattuata. Questo significherà la perdita delle risorse e una mancata risposta per i cittadini. È un altro segnale evidente dell’interesse a incentivare il mercato privato della salute del governo Meloni».
Case e ospedali di comunità
I numeri le danno ragione. Per l’investimento sulle Case di comunità, pensate per diventare punti di riferimento socio-sanitari di base, su 1.415 progetti finanziati (per 2,8 miliardi di euro) a giugno erano stati effettuati pagamenti per 486 milioni: il 17,1% del totale. Un progresso quasi impercettibile rispetto al 12,4% di marzo e al 9,2% di fine 2024. Di fatto, ne risultano completate appena 50: 20 in Lombardia, 8 tra Liguria ed Emilia-Romagna, 6 in Veneto, zero in Piemonte, Valle d’Aosta e in altre nove regioni.
Non va meglio per gli Ospedali di comunità, strutture a prevalente gestione infermieristica cruciali per garantire le cosiddette “cure intermedie”. Qui i fondi ammontano a 1,3 miliardi per 428 progetti, ma quelli completati sono soltanto 14. E appena quattro sono già collaudati. La geografia dei ritardi è desolante: Molise fermo all’1,7% dei pagamenti, Sardegna al 6,2%, Basilicata al 6,4%, Lazio al 6,5%, Piemonte al 15,6%. Unica eccezione la Valle d’Aosta, che raggiunge l’80,9%, ma resta un caso isolato.
“Verso un ospedale sicuro e sostenibile”
Il report sottolinea anche i rallentamenti del programma “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”. Su 198 interventi previsti, con uno stanziamento da 1,6 miliardi (di cui quasi 900 milioni dal Pnrr), ne risultano conclusi 28. I pagamenti complessivi ammontano a 385 milioni, cioè appena il 24,1% delle risorse. Calabria, Molise e Basilicata non superano il 2%, mentre solo la Provincia di Bolzano (92,3%), l’Umbria (55,3%) e la Valle d’Aosta (52,8%) raggiungono percentuali dignitose.
Italia spaccata
La mappa delle inefficienze fotografa un’Italia spaccata. In Molise i pagamenti sono fermi all’1,6% per le Case di comunità, in Sardegna al 7,2%, in Campania al 7,8% e in Calabria al 9,4%. In nessuna regione, fatta eccezione per la Valle d’Aosta, i fondi spesi superano la metà dei finanziamenti. E questo mentre le liste d’attesa si allungano e la carenza di medici e infermieri mette in ginocchio ospedali e pronto soccorso.
Scadenza 2026
A rendere ancora più paradossale la situazione è il calendario. Mancano nove mesi alla scadenza del Piano, fissata ad agosto 2026, e Bruxelles non concederà deroghe. Anche ipotizzando un’accelerazione straordinaria, non ci sarebbero i tempi tecnici per terminare cantieri che, secondo le stime della Cgil, richiederanno almeno altri cinque anni. Una forbice temporale che rischia di trasformare il Pnrr sanitario in una grande occasione persa.
E mentre la politica discute, i cittadini restano senza risposte. Le Case di comunità, che avrebbero dovuto avvicinare i servizi ai quartieri e ridurre l’afflusso in ospedale, restano sulla carta. Gli Ospedali di comunità, che dovevano alleggerire i reparti e accompagnare i pazienti verso la riabilitazione a casa, non esistono. Intanto le Regioni annaspano tra burocrazia e appalti lenti, incapaci di trasformare le risorse in realtà.
Il timore, sempre più concreto, è che parte dei fondi possa essere riorientata altrove o, peggio, restituita a Bruxelles. «Nella propaganda del governo e di alcune Regioni l’attuazione del Pnrr andrebbe a gonfie vele, ma i numeri lo smentiscono clamorosamente», ribadisce Barbaresi. Con il risultato che la sanità pubblica rischia di restare al palo, mentre il privato, già oggi in piena espansione, si prepara a occupare gli spazi lasciati vuoti.
Un cortocircuito che non ha bisogno di interpretazioni: bastano i numeri a certificare che, a oggi, la “rivoluzione sanitaria” promessa dal Pnrr è rimasta inchiodata alle slide.