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23/12/2025 ore 20.08
Sanità

Sanità, Piperno (Smi) contro la convenzione tra Azienda Zero e Asp: «Pasticcio che calpesta diritti e mette a rischio le cure»

La delegata provinciale di Vibo Valentia del sindacato dei medici analizza punto per punto l’accordo sull’emergenza-urgenza extra ospedaliera: «Sistema ibrido, confusione gestionale e rischio caos per lavoratori e cittadini»

di Redazione

È una critica dura, argomentata e senza sconti quella che arriva dal Sindacato Medici Italiani sulla convenzione stipulata tra Azienda Zero e gli enti sanitari del Sistema sanitario regionale della Calabria per l’attività di emergenza-urgenza extra-ospedaliera. Un documento che, secondo il sindacato, dietro il linguaggio tecnico e burocratico nasconde un impianto organizzativo fragile e potenzialmente illegittimo, capace di generare confusione, contenziosi e un peggioramento concreto della qualità delle cure.

A intervenire è la dottoressa Alessia Piperno, delegato provinciale Smi di Vibo Valentia, che parla apertamente di «un sistema ibrido che rischia di mandare in tilt la gestione del personale sanitario, privando medici e infermieri delle tutele previste dai contratti nazionali». Dopo un’attenta analisi tecnica della convenzione firmata l’11 ottobre 2023, secondo Piperno emergono «criticità gravi, tali da mettere a rischio non solo i diritti dei lavoratori ma l’intero equilibrio del sistema sanitario regionale».

Il primo nodo riguarda il trattamento economico. La convenzione prevede la creazione di nuove indennità e premi stabiliti unilateralmente dalla Regione o da Azienda Zero. «Per legge – sottolinea la rappresentante sindacale – lo stipendio può essere definito solo dai contratti collettivi nazionali. Questi compensi “extra” rischiano quindi di essere considerati illegittimi dalla Corte dei Conti, con conseguenze pesanti per i dirigenti e con evidenti disparità di trattamento tra colleghi che svolgono lo stesso lavoro».

Altro punto centrale è quello che lo SMI definisce il caos dei “due padroni”. Il personale rimarrebbe formalmente dipendente della propria Asp, ma operativamente dovrebbe rispondere agli ordini di un’altra azienda, individuata come Asp capofila per conto di Azienda Zero. «Chi autorizza le ferie? Chi stabilisce gli orari? Chi organizza il lavoro quotidiano? – si chiede Piperno –. Questa ambiguità crea un conflitto di doveri che confonde i lavoratori e rischia di paralizzare l’operatività dei servizi».

Non meno problematico il sistema delle valutazioni. I premi di produttività verrebbero assegnati da dirigenti di un’azienda diversa da quella di appartenenza del dipendente. «In pratica – denuncia il sindacato – chi valuta non è chi paga e non conosce nemmeno i fondi dell’ente. Un meccanismo che viola il principio di trasparenza e apre la strada a migliaia di ricorsi legali».

Sul fronte disciplinare, la convenzione introduce un intreccio di competenze tra aziende che, secondo lo SMI, mette a rischio sia la privacy sia il diritto di difesa dei lavoratori. «Il passaggio di informazioni sensibili tra enti diversi – spiega Piperno – è così macchinoso da poter far saltare i tempi previsti dalla legge, rendendo nulle le sanzioni o, peggio, calpestando le garanzie fondamentali dei dipendenti».

Particolarmente allarmanti, secondo il sindacato, sono le norme su mobilità e orari di lavoro. La possibilità di trasferire il personale su tutto il territorio regionale, superando il limite dei 50 chilometri previsto dai contratti, e il richiamo a una generica “estrema flessibilità” dell’orario rischiano di ignorare i riposi obbligatori di 11 ore e il tetto delle 48 ore settimanali. «Così si mette a repentaglio la salute dei medici e degli infermieri – avverte Piperno – e di conseguenza la sicurezza dei pazienti».

Lo SMI evidenzia come queste criticità abbiano ricadute dirette sui cittadini. Un personale stremato aumenta il rischio di errori clinici; la confusione sui ruoli decisionali può rallentare gli interventi di soccorso; la possibilità di allontanare operatori per presunte carenze professionali, senza percorsi di formazione e affiancamento, rischia di impoverire il Suem118 di competenze fondamentali. A tutto questo si aggiunge il pericolo di una paralisi amministrativa dovuta all’alto rischio di contenziosi e interventi della Corte dei Conti per danno erariale.

«Un sistema che non tutela i diritti e la chiarezza organizzativa di chi cura – conclude la delegata provinciale dello SMI – finisce inevitabilmente per danneggiare chi ha bisogno di essere curato». Da qui la richiesta netta del sindacato: «La convenzione va immediatamente rivista per garantire legalità amministrativa, rispetto dei contratti e sicurezza delle cure. Non si può pensare di migliorare la sanità togliendo certezze a chi ogni giorno lavora in prima linea».