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04/05/2025 ore 23.00
Spettacolo

Clamoroso! Sanremo rischia il nome: registrato il marchio “Festival della musica italiana”

Il patron Vincenzo Russolillo ha anticipato tutti. Una mossa legale shock che rischia di ribaltare lo storico equilibrio tra Rai, Comune e brand sanremese. E ora? Il futuro della kermesse è un’incognita

di Luca Arnaù

Altro che musica, qui si suona la carica legale. E l’aria non è quella delle melodie romantiche dell’Ariston, ma del caos istituzionale, delle carte bollate, delle manovre improvvise e delle strategie da Risiko. La storica querelle tra Comune di Sanremo e Rai sui diritti di utilizzo dei nomi “Festival di Sanremo” e “Festival della Canzone Italiana” si è appena trasformata in qualcosa di molto più esplosivo. Perché? Perché nel mezzo, con un colpo di scena degno di un thriller, è entrato un terzo protagonista. E ha già fatto la sua mossa.

Il nome è Vincenzo Russolillo, imprenditore salernitano, volto noto degli eventi sanremesi, fondatore di Casa Sanremo e fresco vincitore dell’appalto per la gestione del Palafiori. Mentre Comune e Rai si guardavano in cagnesco dopo la sentenza del TAR della Liguria (che imponeva la messa a gara dei nomi), lui ha fatto ciò che nessuno si aspettava: ha registrato per primo il marchio “Festival della Musica Italiana”, soffiandolo a tutti sul filo di lana.

La domanda è stata depositata l’11 marzo. Un mese prima rispetto al Comune, che stava ancora contandosi i bottoni convinto di avere in mano l’iniziativa. E non solo: Russolillo ha depositato anche il marchio “Casa della Musica Italiana”, blindando così la sua creatura e gettando nel panico chi pensava di poter gestire tutto senza ostacoli.

Un blitz che cambia tutto. Perché ora il Comune non solo deve vedersela con la Rai, ma anche con un privato che ha una leva negoziale clamorosa, visto che potrebbe, di fatto, impedire l’uso del nuovo nome “Festival della Musica Italiana” se mai qualcuno volesse usarlo come alternativa al “Festival di Sanremo”. E siccome il TAR ha congelato i marchi storici, questa potrebbe essere l’unica strada percorribile. Ma adesso quella strada è sbarrata. O quantomeno… ha un casello con scritto “Gruppo Eventi”.

Russolillo, dal canto suo, nega qualunque intento aggressivo. In un’intervista rilasciata nelle scorse ore ha dichiarato: «Non è un atto contro il Comune di Sanremo. È una forma di tutela. Proteggiamo il lavoro fatto in tutti questi anni. Se ci chiamano, ci sediamo a un tavolo. Ma vogliamo certezze. Non vogliamo sparire per un cavillo burocratico.»

Sottolinea che la registrazione serve solo a garantire continuità a Casa Sanremo, che ha costruito negli anni un’identità forte all’ombra dell’Ariston. Ma è chiaro che la sua mossa ha inserito una bomba a orologeria nella già fragilissima trattativa tra Rai e istituzioni locali. Perché ora non si tratta solo di gestire un nome storico, ma anche di negoziare con chi lo ha (quasi) registrato prima.

La Rai, dal canto suo, è silenziosa ma non immobile. Fonti interne parlano di un clima rovente, tra avvocati mobilitati e ipotesi di nuovi bandi. Il Comune di Sanremo, invece, sembra colto alla sprovvista, e ora dovrà accelerare se non vuole farsi sfilare dalle mani tutto.

Intanto, mentre le carte volano e le conferenze stampa vengono smentite prima ancora di essere annunciate, una domanda serpeggia tra le sale stampa e i corridoi degli hotel che contano: e se nel 2025 il Festival cambiasse davvero nome? Se non fosse più il Festival di Sanremo, ma qualcosa di simile, “della musica italiana”, magari in mano a chi non ha né la Rai né il Comune alle spalle?

Clamoroso, sì. Ma stavolta non è una trovata di marketing. È la realtà. E si scrive con la penna del diritto commerciale, non con quella delle canzoni.