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15/07/2025 ore 15.40
Spettacolo

Francis Ford Coppola a Soverato per il MGFF: il cinema, la gioventù e il sogno di fermare il tempo

Il regista di Apocalypse Now apre il Magna Graecia Film Festival con la sua ultima opera, Megalopolis, tra riflessioni sul futuro, affondi sul presente e l’intenzione di tornare in Calabria per girare un nuovo film: «Non parlerà di mafia, ma di cose belle»

di Alessia Principe

Ha scelto di parlare di futuro e di tempo, soprattutto, Francis Ford Coppola. Davanti a lui una platea assetata di cinema: ragazzi, sì, ma anche tanti cinefili con i capelli grigi e qualche ruga, arrivati da diverse parti della Calabria, che non hanno voluto perdere l’occasione di vedere dal vivo il maestro di capolavori scritti nell’inchiostro della leggenda. Apocalypse Now, Il Padrino, La Conversazione sono i film con cui Coppola ha scolpito il suo nome tra quelli dei cineasti di razza, quelli che hanno unito il genio non alla sregolatezza, ma a una tenacia furiosa rendendo la Settima Arte la più straordinaria.

Megalopolis - mai come in questo caso è pregnante la definizione di “fatica cinematografica” - è la sua ultima creatura, quella che il regista sta promuovendo di persona in tutto il mondo (ha aperto anche per l’occasione un account Instagram) non con pochi sacrifici.E così ha fatto anche in Calabria.

Intorno alle tre del pomeriggio di ieri, Coppola è arrivato al Supercinema di Soverato con una precisa richiesta: testare la resa sullo schermo di Megalopolis, che sarebbe stato proiettato da lì a qualche ora. Un gesto che dà l’idea dell’importanza che Coppola attribuisce al suo lavoro, ovunque si trovi, in qualsiasi sala venga proiettato.

Con questo gigante, Gianvito Casadonte ha voluto dare il benvenuto alla nuova edizione del Magna Graecia Film Festival (che entrerà nel vivo a breve), che quest’anno ha lasciato Catanzaro per traslocare proprio a Soverato.

In platea, ieri sera, c’era tutto il team della Calabria Film Commission al completo, con in testa Roberto Occhiuto, che ha appena stirato un sorriso quando Coppola, durante la conversazione dal palco, ha scoccato una freccia contro Berlusconi e la sua Era.  Ai microfoni di Rai 3, Coppola ha dichiarato la sua intenzione di effettuare qualche sopralluogo in Calabria per il suo prossimo film. «Non parlerà di mafia, ma di cose belle» ha detto.

A Rolling Stone, il regista - di origini lucane - aveva raccontato qualche mese fa dei suoi prossimi progetti: The Glimpses of the Moon, dal romanzo di Edith Wharton del 1922, e Distant Vision, storia di tre generazioni di una famiglia italo-americana come la sua, nel periodo della nascita della TV. E potrebbe essere proprio questo il progetto che in Italia (e anche in Calabria) potrebbe essere realizzato.

Se il film verrà girato a queste latitudini o meno, solo il tempo potrà stabilirlo: quel tempo che Coppola sente come dominus e ispiratore, forse più un dio Chrono che divora, che un placido Chronos che scorre, e che muove i personaggi del suo Megalopolis, gargantuesca pièce teatrale in formato filmico, che mescola elementi del passato per parlare al futuro (o della sua idea di futuro).

Il film è un nodo di Gordio, difficile da sciogliere, per la quantità di elementi e citazioni che diluviano sullo spettatore lasciandolo stordito. Il germe della storia nacque quarant’anni fa e risente di una gestazione annosa e complicata dagli eventi e dal mutamento di una società che Coppola sente di dover ammonire.

Al contempo, però, l’opera manca di quella capacità d’impatto emotivo da sempre firma di Coppola, preferisce affidarsi al dire e non al fare, affidandosi a lunghi scambi aforismatici che attingono da shakespeare e a una componente visionaria che sterilizza personaggi frettolosi e abbozzati, che corrono veloci insieme alle vicende che li riguardano, senza lasciare tracce memorabili.

Il tutto tra echi di Metropolis di Fritz Lang, i peplum della old Hollywood, del Ben Hur di Wyler e dello Spartacus di Kubrick, che soffiano sulla New Rome di Coppola (metafora di New York e dell’America tutta), una città un po’ Gotham City, un po’ Las Vegas di Sin City. C’è tanto e di più in Megalopolis, un fiume in piena, un bulimico riversarsi di concetti: c’è la meccanica quantistica, c’è uno sguardo da Nolan, persino una lacrima di Vanilla Sky. Il frullatore in cui tutti questi elementi girano vorticosamente, è azionato dalle lancette del tempo che scorre, e che Coppola sente battere più forte. Per questo, forse, come il protagonista del suo film, vorrebbe avere il potere di fermarlo..