Cristina Tartarone da Rende alle Olimpiadi: è calabrese la regina dello squash italiano che sogna Los Angeles 2028
Dalla scuola media ai tornei internazionali. Vittorie in Europa e con la Nazionale femminile raccontano il percorso di una giocatrice capace di sfidare le migliori 70 al mondo
Nelle pagine del “Venerdì di Repubblica”, una celebre scena del film Wall Street diventa lo spunto per raccontare l’immaginario che per anni ha accompagnato lo squash. Michael Douglas, racchetta in mano, veste i panni di Gordon Gekko e incarna l’idea di uno sport d’élite, nevrotico, riservato a manager e uomini di potere. Un’immagine lontana dalle sue origini, nate nei penitenziari inglesi dell’Ottocento e ancor più distante dalla realtà vissuta dagli atleti che oggi rappresentano questo sport in tutto il mondo.
Tra loro c’è Cristina Tartarone, 24 anni, cosentina, la più forte giocatrice italiana del momento. Un’atleta che incarna la nuova generazione dello squash: internazionale, preparata, determinata e ben lontana dagli stereotipi cinematografici. «A New York – racconta – ho giocato all’Open Squash, a due passi da Wall Street. Chi lavora ai piani alti scende in pausa, gioca mezz’ora e torna su. Non è potere: è praticità». Parole che ribaltano un luogo comune e fotografano un movimento vivo, moderno, dinamico.
La storia di Cristina comincia in Calabria, sui campi dello Squash Scorpion di Cosenza e nelle aule della scuola media De Coubertin di Rende, dove un progetto scolastico le mette tra le mani la prima racchetta. Da lì parte un percorso che la porterà a 17 anni alle Olimpiadi giovanili di Buenos Aires.
Interrotta dal Covid e da due gravi infortuni (caviglia e polso, entrambi operati) la sua carriera sembrava destinata a rallentare. Ma in meno di due anni Tartarone risale dal 400° al 150° posto mondiale, con l’obiettivo di chiudere il 2024 intorno al numero 120 e puntare alla top 100 nel 2025. Numeri che confermano una crescita costante.
Cristina vince in Europa, Utrecht, Oslo, Bruxelles, Stoccolma e Rende. Con la Nazionale femminile domina sei partite su sei a Bucarest. Ma la pagina più importante arriva nel 2023 con il Costa Brava Open, cioè il primo titolo Psa della carriera, prima vittoria italiana dopo dieci anni e primo successo femminile azzurro in un evento Tour dal 2009. «È stato il mio primo torneo dopo due anni di stop – racconta Cristina –. Una liberazione». Un trionfo che segna duqnue l’inizio della sua seconda carriera, più solida, più consapevole e sicuramente più ambiziosa.
Oggi Cristina si divide tra Riccione (sede del centro tecnico federale) e Cesena, dove frequenta il quinto anno di Architettura all’Università di Bologna. Si allena due volte al giorno con il coach Marcus Berrett e i preparatori del Coni. Vive come un’atleta professionista, studia come una studentessa modello. «Lo squash è un gioco mentale – dice – . È l’unico sport con racchetta in cui l’avversario non è davanti a te ma accanto. Serve concentrazione, lucidità, resistenza». Una filosofia di gioco che la rende una delle atlete più solide e mature del panorama europeo.
La sua partecipazione alla trasmissione di Amadeus sul Nove ha mostrato al grande pubblico un volto nuovo dello sport italiano. Molti l’hanno definita una “Sinner in gonnella” per eleganza, mentalità e capacità di vincere partite difficili. Nei tornei internazionali ha battuto atlete tra le prime 70 al mondo, segnale di una competitività ormai stabilmente da top player. Lo squash farà il suo debutto olimpico a Los Angeles 2028, in campi allestiti negli Universal Studios: «È il sogno di ogni atleta – dice Cristina –. Farò di tutto per esserci». Per qualificarsi servirà scalare ancora la classifica mondiale, ma la traiettoria di Cristina Tartarone, partita dalla Calabria, sembra essere quella giusta.