Dal Brasile a Trebisacce, Kerve tra calcio e nostalgia di casa: «In Italia sto crescendo, ma nel periodo natalizio la saudade si sente»
Il difensore di Fortaleza racconta come vive le feste di fine anno, tra concentrazione sul campionato di Eccellenza e un po' di malinconia: «Mi mancano i piatti come farofa, feijoada e carni arrosto»
Da neopromosso, il Trebisacce guida il campionato di Eccellenza, sorprendendo tutti con un avvio di stagione brillante. Tra i protagonisti c’è Kerve Lemos Da Silva, difensore brasiliano di Fortaleza, classe 1999, che ha raccontato la sua esperienza in Italia e le emozioni legate alla lontananza dalla famiglia.
Lo scorso anno, Kerve ha iniziato la stagione in Prima Categoria con la Luzzese, per poi approdare in Eccellenza con l’Isola Capo Rizzuto. In estate è stato il direttore sportivo del Trebisacce, Domenico Rugiano, a portarlo in giallorosso, assicurandosi un colpo di rilievo e di spessore. Con i suoi 190 cm per 94 kg, Kerve è un difensore roccioso, capace di far della forza fisica, del carattere e dell’aggressività le sue armi migliori.
«È stata un’esperienza molto positiva – racconta Kerve –. L’Eccellenza è un campionato competitivo, fisico e ben organizzato. Al Trebisacce ho trovato una struttura seria, un gruppo unito e una commissione tecnica che lavora con chiarezza. Questo ha facilitato molto la mia adattabilità e ha contribuito alla mia crescita sia come giocatore che come persona».
Sulla leadership della squadra, il difensore sottolinea l’importanza di un percorso costante: «Più che un momento specifico, è stato un processo. Fin dall’inizio abbiamo lavorato con umiltà, disciplina e continuità. Le prime vittorie hanno portato fiducia, ma il punto decisivo è stato quando il gruppo ha capito di poter competere alla pari con qualsiasi avversario, mantenendo equilibrio, concentrazione e spirito collettivo».
Il confronto tra il calcio brasiliano e quello italiano è per Kerve illuminante: «Sono scuole diverse. In Brasile il gioco è più creativo, tecnico e basato sull’improvvisazione. In Italia il calcio è molto più tattico, con attenzione estrema ai dettagli e alla lettura delle situazioni. Questa differenza mi ha fatto crescere molto, rendendomi un giocatore più completo, disciplinato e consapevole in campo».
Ma il periodo natalizio porta con sé una sfida emotiva: «Non è facile – confessa Kerve –. Le feste sono un momento delicato, perché in Brasile la famiglia è molto presente e unita. Ma considero questa distanza parte del mio percorso professionale. Sono scelte necessarie per crescere, maturare e raggiungere i miei obiettivi». La nostalgia per le tradizioni del suo Paese si fa sentire: «Sento sicuramente la mancanza del Natale, del Capodanno, delle feste di compleanno in Brasile. Il clima familiare, il pranzo lungo, piatti come farofa, riso, feijoada e carni arrosto, queste sono tradizioni semplici ma con un grande valore emotivo».
Per alleviare la saudade, Kerve mantiene un legame costante con i suoi cari: «Cerco di restare in contatto con la mia famiglia attraverso videochiamate e messaggi. Inoltre, mi concentro molto sulla routine di allenamenti e sui miei obiettivi professionali. Tenere la mente occupata e disciplinata aiuta a trasformare la nostalgia in motivazione».