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16/06/2025 ore 08.20
Sport

Di grandi allenatori è pieno il mondo, ma di Ringhio ce n’è uno solo

L’Italia è in crisi e dopo due Mondiali mancati ha bisogno di una scossa. Quando nessuno osa dire sì, Gennaro Gattuso accetta. Perché non si vince solo con i piedi, ma con coraggio, responsabilità e amore per la maglia

di Manuel Francesco Arena
MOURAD ALLILI/SIPA

Sei un bambino dagli occhi neri sognanti. Giochi a calcio tutto il giorno con vecchi palloni di cuoio in un campetto della periferia di Corigliano a pochi passi dal mare. Schiavonea: le spiagge, le barche, i pescatori, gli ombrelloni d’estate. E poi il profumo dello Ionio, il mare del mito, dove si specchiano gli smeraldini monti della Sila. Crescendo sei più forte vistosamente dei tuoi compagni ed arrivano le offerte di squadre che contano.

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Addirittura arrivi a calcare i campi più importanti della Serie A con il Milan e vinci, vinci tanto da protagonista diventando uno dei centrocampisti migliori della tua generazione. In seguito giunge il 2006 e con una squadra di campioni vai a giocarti il mondiale in Germania con l’Italia. Vinci anche quello. Il culmine di una carriera che ogni calciatore sogna è toccato. Ti diverti ancora a giocare a calcio, ma l’età inesorabile avanza. È arrivato il momento di mettere fine al calcio giocato, ma si sa, puoi togliere il pallone dai piedi a chi è cresciuto con esso, ma non glielo toglierai mai dal cuore. Quindi cosa c’è di meglio di provare una carriera da allenatore per restare in questo difficile eppure affascinante mondo del calcio? Bazzichi panchine in tutta Italia ed Europa, purtroppo i successi non sono quelli di quando eri calciatore. Nonostante tutto sai che la fortuna aiuta gli audaci, ed allora continui a sperarci finché inaspettatamente la grande occasione arriva.

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La Nazionale dopo due mondiali saltati, rischia di fare la stessa fine al terzo: c’è bisogno di te al posto di un Luciano Spalletti che sfortunatamente non è riuscito a dare la scossa tanto agognata da tifosi ed addetti ai lavori. In tanti avrebbero rinunciato al tuo posto, c’è troppo da perdere e poco da guadagnare in questa difficile impresa. Ma tu non sei gli altri, tu sei perseveranza, tu sei grinta, tu sei voglia di mettersi in gioco anche quando esso non è facile.

Allora dici sì: accetti di essere il nuovo allenatore della Nazionale italiana. Sai che la squadra azzurra è in difficoltà: non è più la tua nazionale delle stelle che quasi vent’anni fa regolava all’Olympiastadion la Francia di un certo Zidane: quella calda sera di luglio con te ricordi? C’erano in campo indiscussi campioni come Totti, Buffon, Cannavaro, De Rossi, Del Piero giusto per citarne qualcuno. Oggi invece hai a disposizione buoni giocatori sì, ma con il dovuto rispetto imparagonabili a quelli appena nominati. Dopo lo smacco del tre a zero subito ad opera della Norvegia nella prima partita di qualificazione ai mondiali, per andare a giocarcela in Nord America l’anno prossimo serve un’impresa e tu lo sai bene. Dopo tutto sei o non sei Ringhio Gattuso? Il mai domo. L’ultimo ad arrendersi. Sì, pensandoci bene chi se non te può farci tornare a respirare quelle notti magiche che non viviamo da tanto, troppo tempo? Chi se non quell’ex ragazzo dagli occhi neri cresciuto in riva al mare calabrese che a forza di guardare le onde, ha imparato a cullare i propri sogni? Di grandi allenatori ne è pieno il mondo, ma certe volte per raggiungere l’insperato, servono prima di tutto grandi uomini. E si sa, anche di grandi uomini che hanno lasciato il segno ne è piena la storia sportiva. Quella stessa storia sportiva di cui tu a pieno titolo al di là di come andrà questa avventura, sei e sarai per sempre parte.