Sezioni
Edizioni locali
14/09/2025 ore 17.09
Sport

«Fui indagato ingiustamente, quell’episodio mi ha segnato»: Ciccio Cozza, la ferita mai rimarginata e la voglia di futuro

L’ex capitano amaranto ricorda l’inchiesta giudiziaria che lo travolse, la fine del matrimonio con Manila Nazzaro e il dolore di un marchio che non avrebbe mai dovuto portare: «Oggi sono un uomo felicissimo»

di Luca Arnaù

Francesco “Ciccio” Cozza, per i tifosi della Reggina, è molto più di un ex calciatore: è un simbolo, un pezzo della storia di quella squadra che negli anni Duemila ha regalato orgoglio a un’intera città. Quando al Granillo è sceso in campo per “Operazione Nostalgia”, la partita delle vecchie glorie, il boato ha cancellato i vent’anni trascorsi. «Il Ciccio bambino di allora – ricorda – sognava di fare carriera e di arrivare in Serie A con la squadra del cuore. Poi ho anche iniziato a sognare di diventare capitano e ho avuto la fortuna di realizzare entrambi. Quei sogni li ho realizzati e mi sono divertito. Ho avuto tanto, ho dato tanto. Non rimpiango nulla».

Eppure, accanto alle gioie sportive, c’è stata un’ombra che ha segnato per sempre la sua vita. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport ha raccontato il dolore di un’indagine che lo travolse senza fondamento: «Quell’episodio mi ha fatto male perché chi non ti conosce ti inquadra in una certa maniera. Purtroppo mi ha segnato, perché essere indagato, anche se sulle carte non c’è mai stato nulla su di me, lascia un marchio. Ti fa soffrire, e fa soffrire chi ti sta accanto. Sono esperienze che tolgono il respiro».

Per Cozza, uomo simbolo di una città che conosce bene il peso delle parole “ndrangheta” e “legalità”, quell’accusa fu un terremoto. «È stata una ferita – confessa – e non parlo solo di sport. Anche la mia famiglia ha sofferto, perché quando finisci sulle prime pagine di cronaca diventi un bersaglio facile. Non importa se sei innocente: la gente giudica. Ma la verità è che non c’era nulla, nessuna prova, nessun coinvolgimento reale. Eppure quel periodo mi ha segnato e non lo dimenticherò mai».

Oggi guarda avanti, ma senza nascondere le cicatrici: «Fa parte del passato, è un capitolo chiuso. Però non vorrei mai che succedesse a qualcun altro. Perché basta un sospetto, un titolo di giornale, e la tua vita cambia. Io sono andato avanti, ma so bene cosa significa portare quel peso sulle spalle».

Non è stata l’unica tempesta della sua vita. Anche la fine del matrimonio con Manila Nazzaro, tra accuse pubbliche e ricostruzioni avvelenate, fece discutere. «Con la mia ex moglie non ho più un rapporto – spiega – anche perché in passato ha detto cose assurde, fuori luogo. C’erano tante bugie in quei racconti, ma ora non se ne parla più. È un capitolo chiuso. Lei si è fatta la sua vita, io la mia. L’importante era proteggere e far crescere bene i figli. Alla fine è questo che conta davvero».

Oggi, però, il tono è diverso. «Sono un uomo felicissimo. Ho una compagna, Celestina, che amo. Abbiamo un figlio insieme e siamo innamorati. La mia vita è piena, ho la serenità che cercavo».

Il legame con Reggio Calabria, però, resta indissolubile. «Cozza è la Reggina e la Reggina è Cozza. Lo dico sempre. Sono arrivato a dodici anni, poi il Milan mi prese a quindici, ma il cuore è rimasto qui. Ho vissuto momenti indimenticabili, non solo da calciatore ma come uomo, dentro e fuori dal campo».

Alla Reggina ha giocato fino al 2009, poi un’ultima esperienza alla Salernitana. Subito dopo ha iniziato a pensare al futuro da allenatore. «Negli ultimi anni di carriera ho capito che volevo restare nel calcio. Ho iniziato ad allenare e oggi il mio obiettivo è divertirmi e far divertire i ragazzi. Il calcio è stato la mia vita, e adesso voglio restituire quello che ho imparato».

Un sogno preciso ce l’ha: allenare all’estero. «Vorrei trovare una squadra fuori dall’Italia – spiega –. Per conoscere altri campionati, altre realtà. Il calcio italiano mi ha dato tanto e io mi sono speso tanto. Però da anni mi sembra si sia tutto un po’ fermato: è più difficile scoprire talenti e portarli a grandi livelli. Lo vediamo anche con le difficoltà della Nazionale. Ora confidiamo in Gattuso, che ha la passione e la grinta giusta per riportare entusiasmo».

E proprio al futuro guarda con rinnovata fiducia: «Non rinnego nulla di quello che ho vissuto, nemmeno i momenti peggiori. Ma oggi ho la mia famiglia, il mio lavoro, i miei progetti. Ho imparato che la vita non è solo successi o titoli vinti, è anche cadute e rialzate. E io, ogni volta, mi sono rialzato».

Tra i cori del Granillo e l’affetto di chi non lo ha mai dimenticato, Ciccio Cozza oggi si racconta con la consapevolezza di chi ha conosciuto gloria e dolore, vittorie e accuse, applausi e silenzi. E con una certezza che lo accompagna ovunque: «Io sono la Reggina e la Reggina è me. Questo nessuno potrà mai togliermelo».