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20/11/2025 ore 15.35
Sport

Gattuso, rabbia e cuore calabrese: fai l’Italia grande e riportaci ai Mondiali!

Le radici di “Ringhio” diventano simbolo della lotta degli Azzurri per vincere i play off in programma a marzo 2026 e conquistare il pass per la competizione iridata

di F.R.S.
Udine, Italy October 14, 2025: Gennaro Gattuso coach of Italy sings the national anthem during the opening ceremony in the European Qualifier Fifa World Cup 2026 - Group I Matchday 8 - between Italy and Israel at Friuli Stadium of Udine.

Adesso è ufficiale, per tornare al Mondiale del 2026, l’Italia dovrà prima battere l’Irlanda del Nord il 26 marzo 2026 e poi giocarsi tutto in finale (il 31) contro Bosnia o Galles. Non sarà una passeggiata di salute, ma un altro fallimento sarebbe l’ennesima catastrofe per il calcio italiano. Ma c’è qualcosa che non possiamo dimenticare: siamo l’Italia. Siamo caduti mille volte e mille volte ci siamo rialzati. È (purtroppo o per fortuna) nel nostro Dna.

Ora tocca a Gennaro Gattuso, il nostro “Ringhio” da Schiavonea. Ci affidiamo alla sua grinta e alla sua rabbia buona. In queste partite non basta giocare bene, ma bisogna morderle, sentirle dentro, crederci fino all’ultimo respiro, proprio come faceva lui in campo e adesso in panchina. Le radici calabresi di Gattuso parlano di passione, carattere e determinazione. Tutte qualità che il tecnico è chiamato a trasmettere agli Azzurri.  

Se l’Italia batterà l’Irlanda del Nord il 26 marzo 2026, la finale si giocherà il 31 marzo in trasferta, contro una tra Galles o Bosnia. Nel primo caso, la gara potrebbe svolgersi al Cardiff City Stadium o al Millennium Stadium, tempio del rugby e scenario della finale di Champions persa dalla Juventus nel 2017. Nel caso della Bosnia, il match si giocherebbe con ogni probabilità a Zenica, altro stadio caldo. Due sfide (speriamo) da affrontare con concentrazione e grinta. La testa deve essere più forte della tecnica.

L’Italia di oggi ha bisogno della stessa intensità e della stessa passione che ha contraddistinto il Gattuso calciatore e campione del Mondo 2006. Come detto, non è solo tecnica: è cuore, testa, grinta pura. Gli Azzurri devono affrontare queste partite lottando per ogni pallone, con l’orgoglio di un intero Paese.