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25/05/2025 ore 16.49
Sport

Il campione italiano di apnea Antonio Mogavero sceglie le acque di Corigliano Rossano per allenarsi

VIDEO | L’atleta ha deciso di stabilirsi nel comune. Una scelta non solo tecnica, ma personale e progettuale: «Qui il mare è un alleato»

di Matteo Lauria

Antonio Mogavero, uno degli apneisti più titolati in Italia, ha scelto di stabilirsi a Corigliano-Rossano per vivere e allenarsi, insieme alla compagna Paola Zanaga – anche lei atleta di apnea, modella subacquea e performer. Una decisione non solo tecnica, ma personale e progettuale, che guarda lontano e considera il mare dell’Alto Jonio l’habitat ideale per l’apnea agonistica.

Cosa ti ha spinto a scegliere Corigliano-Rossano per l’allenamento?
«Noi atleti apneisti siamo nomadi, ci spostiamo spesso per raggiungere i luoghi adibiti alle gare e farci permanenze molto lunghe. Era da un po’ di tempo che cercavo un posto che permettesse di dare continuità agli allenamenti durante l’anno, con condizioni meteo, marine e batimetriche adeguate, e inoltre fosse idoneo a viverci. E qui ho trovato il posto ideale».

Quali caratteristiche ha questo nostro mare?
«Le caratteristiche intanto sono legate alla limpidezza e alla qualità dell’acqua, poi la grande profondità a poca distanza dalla costa e una situazione di ridosso dai venti e dalle correnti. Qui in contrada Fossa la costa è protetta dai venti poiché è inserita nell’insenatura che vede all’estremo est Capo Trionto, e questa sua caratteristica consente di allenarsi in sicurezza».

Hai già iniziato le prime immersioni? Quali sono le prime impressioni?
«Sì, circa un mese fa abbiamo realizzato alcune immersioni e le prime perlustrazioni, e subito abbiamo ottenuto ottimi riscontri. In questa stagione sott’acqua è bellissimo: la primavera rinasce rigogliosa sui fondali ed è uno spettacolo per gli occhi e per il cuore».

Quali sono gli aspetti tecnici di questo mare tali da renderlo adatto per gli allenamenti?
«La caratteristica morfologica principale di questo specchio di mare per le nostre esigenze è la profondità elevata a poca distanza dalla costa, per questioni di sicurezza. Il nostro è uno sport estremo, e quindi in caso di rischio avere la possibilità di portare l’infortunato a terra nel più breve tempo possibile è di importanza vitale».

Che ruolo gioca la sicurezza in questa disciplina?
«La sicurezza è centrale per noi atleti. Dobbiamo avere dei requisiti di sicurezza per poterci immergere in tranquillità. L’apnea è uno sport molto mentale, anche spirituale, e avere la certezza di avere un team di persone che negli ultimi metri di risalita ti supervisiona e può trarti in salvo in caso d’incidente nel più breve tempo possibile ti consente di raggiungere i tuoi obiettivi».

A quali competizioni ti stai preparando?
«Quest’anno è un anno in cui sono un po’ più tranquillo dal punto di vista agonistico. Ma mi sto già preparando per il campionato italiano che si svolgerà a Riva del Garda e, dopo, per il mondiale di ottobre che si svolgerà a Kalamata, in Grecia, quindi nello stesso mare nel quale mi sto allenando qui».

Com’è nato il tuo amore con il mare?
«Il mio rapporto è nato quando ero poco più che un bambino, seguendo le orme della famiglia paterna, da sempre pescatori. Ed è nato esattamente dall’altra parte di questo mare, di fronte a questa costa. Io sono di origini salentine, il mio battesimo del mare l’ho avuto a Torre Lapillo, nella zona di Porto Cesareo. Poi per motivi lavorativi la mia famiglia è emigrata al Nord e lì ho continuato a coltivare questa passione in piscina: a Padova c’è la piscina più profonda del mondo, Y-40 The Deep Joy, che è 42 metri di profondità. Quindi, pur essendo lontana dal mare, è un luogo in cui il mare si respira tutti i giorni».

Qualcuno ha ipotizzato l’apertura di un’attività didattica legata a questo sport o addirittura una scuola di apnea?
«Sicuramente le condizioni ci sono. È chiaro che al momento è solo un’idea, ma ci si potrebbe lavorare. Intanto pensiamo al nostro allenamento e ad approfondire la conoscenza di questo mare stupendo».

Secondo te, questo tratto di mare si presta ad attività agonistiche?
«Sì, secondo il mio punto di vista si presterebbe ad attività di questo tipo. Ovviamente parliamo non di apnea ricreativa ma di apnea competitiva».

Cosa si può fare per valorizzare il mare e il tuo sport?
«Ciò che mi piacerebbe fare, uno dei miei sogni nel cassetto, è quello di poter rendere fruibile l’apnea profonda a quante più persone possibili, soprattutto in luoghi dove l’apnea è ancora poco conosciuta. In questo progetto, insieme alla mia compagna – anche lei atleta di apnea – stiamo portando avanti una scuola in giro per l’Italia. Facciamo corsi per società sportive e l’idea è quella di rendere questo sport accessibile a tutti. È una disciplina in crescita, c’è l’ambizione di portarla come disciplina alle Olimpiadi, e poterla diffondere è un piccolo sogno che coltiviamo ogni giorno».