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10/04/2025 ore 11.25
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Pietro Iemmello si racconta tra rimpianti e rinascita: «Giocare per il Catanzaro è sempre stato il mio sogno»

Capocannoniere in B con 16 gol, il capitano delle Aquile ha chiaro l’obiettivo: «Voglio portare la mia squadra ai playoff. Palanca è un mito, io spero di restare Pietro Iemmello. Del soprannome “Re” un po’ mi vergogno»

di Redazione Sport

Il titolo di "Re" per Pietro Iemmello non è più solo un affettuoso soprannome riservato ai tifosi del Catanzaro. Da quando è tornato nella sua città natale nel gennaio 2022, l’attaccante ha saputo conquistare anche l’attenzione degli appassionati e degli addetti ai lavori del campionato di Serie B, grazie ai tanti goal e a prestazioni da leader vero. 

Con 16 gol in 29 presenze – due in più rispetto a Francesco Pio Esposito e Armand Laurienté – Pietro Iemmello ora si candida con forza al titolo di capocannoniere della cadetteria.

Intervistato da Nicola Binda per l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, "Re Pietro" ha ripercorso i momenti difficili di un passato che lo ha rallentato e ha raccontato quanto il ritorno a Catanzaro, nella squadra che ha sempre amato, abbia rappresentato per lui una vera e propria rinascita.

Un carattere ribelle

"Ero molto istintivo. Poi negli anni sono cambiato, adesso conto fino a 5, allora no. Qualche lite di troppo con allenatori e dirigenti, non dovevo. A Lanciano scappai dal ritiro, ma il ds Leone e l’allenatore D’Aversa capirono. Altri no, e questo mi ha fatto perdere un po’ di tempo".

La svolta, poi gli infortuni

“La svolta arrivò a Foggia con De Zerbi, da lì mi prese il ds Angelozzi a Sassuolo: volevano mandarmi in prestito, ma ero terzo attaccante dopo Defrel e Matri, ho voluto giocarmela e sono arrivato a segnare a San Siro, battendo con i miei gol l’Inter col Sassuolo e il Milan col Benevento.

Le Streghe mi pagarano 7 milioni, ma un problema al ginocchio risolto solo un anno e mezzo dopo mi frenò. Per me quello è un grande rimorso”.

Il ritorno a casa e l’amore per il Catanzaro

“A La Spezia dicevano che ero gay, a Foggia mi accusavano di gioco d’azzardo. In realtà a Foggia era stato terribile, mi sono fidato dei dirigenti e ci ho rimesso 250mila euro. La verità è questa: se giocavo a poker o a una macchinetta, che male c’era?

Quando sono tornato a Catanzaro non c’erano pro. Ero fermo da 8 mesi, stavo male, la squadra non andava bene. I tifosi non vedevano l’ora, avevo bisogno di tempo. Ma sapevo che la stagione vera sarebbe stata quella dopo: così è stato.

Era un mio sogno giocare nella squadra della mia città, della quale sono sempre stato tifoso e dove ho famiglia. Ora mi dicono che devo raggiungere Palanca, ma io penso a quello che posso lasciare a Catanzaro per entrare nella storia della mia città, e credo già di esserlo. Palanca è stato un mito, io spero di restare Pietro Iemmello e di portare a suon di goal il Catanzaro ai play-off. Del soprannome “Re” mi fa piacere ma me ne vergogno un po’”.