«Un treno mi ha tolto una gamba, lo sport mi ha ridato tutto»: a Vibo la storia del campione paralimpico Andrea Pellegrini
Dalla dramma alle medaglie nella sciabola, l’atleta racconta il suo percorso: «Mi reputo fortunato e sono qui perché ho una missione». L’appello alle istituzioni: «Dobbiamo abbattere le barriere, soprattutto mentali»
Lo sport come sinonimo di inclusione, solidarietà e unione. Uno strumento sociale che può distruggere quelle barriere che ancora oggi vengono poste. Si è parlato anche di questo venerdì (ore 18) all'interno dell'Auditorium del Valentianum di Vibo Valentia in occasione dell'evento denominato “Lo Sport di tutti - risorsa per le persone con disabilità in una città partecipata”.
Gli interventi dei presenti
Innanzitutto un pubblico che ha risposto presente e che ha riempito la sala, ascoltando gli interventi delle varie istituzioni presenti, da quelle sportive a quelle politiche. Presente innanzitutto la rappresentanza dell'amministrazione comunale con il sindaco Enzo Romeo e gli assessori Stefano Soriano e Lorenza Scrugli. In prima fila anche: Pasquale Barbuto, presidente Rotary Club Vibo Valentia; Enrico Mignolo, presidente autentico OdV; Tino Scopelliti, presidente Coni Regionale Calabria; Antonino Scagliola, presidente Comitato Italiano Paralimpico Regionale; Antonella Colloca, referente per Inclusione IC Garibaldi-Buccarelli Vibo Valentia e Mariapia Porcino, Governatore Rotary Distretto 2012.
L'ospite d'eccezione, però, era Andrea Pellegrini, medaglia d'oro nella sciabola alle Paralimpiadi di Atene 2004, inoltre ha partecipato a cinque edizioni dei giochi paralimpici, vincendo complessivamente nove medaglie.
Aprono Scopelliti e Barbuto
Tra i primi interventi c'è stato quello di Tino Scopelliti, presidente Coni Regionale: «In un convengo in cui si parla di sport, soprattutto per me che sono presidente da due mesi, dire che ci sarebbe tanto da discutere. In una regione come la Calabria, è importante che le nuove generazioni pratichino sport per tutti gli insegnamenti che esso può dare, e soprattutto per cose che potremmo ritrovare nel corso della nostra vita. Ci insegna ad avere rispetto per l'avversario, ad accettare le sconfitte e a gioire adeguatamente per le vittorie. Fate praticare sport ai vostri figli».
Segue poi l'intervento di Pasquale Barbuto, presidente Rotary Club: «Direi che questo è più un incontro che un convegno, su un tema che ci sta molto a cuore e che è quello dello sport come crescita del territorio. Un argomento inoltre che tocca la sensibilità di ognuno di noi e dunque va affrontato con la giusta capacità critica, affrontandone quello che è il problema sociale».
Gli interventi di Mignolo e Scagliola
Importante quanto significativo anche l'intervento di Enrico Mignolo: «Ci sono circa 600 persone affette da autismo in questa città e le questioni con disabilità riguardano rappresentano almeno il 20% della popolazione mondiale. Noi pratichiamo attività rivolte a questo settore da circa venti anni nel territorio provinciale e non solo. Siamo partiti dai nostri bisogni e ci siamo resi conto che non ci potevamo più accontentare solo della condizione dei nostri figli, proprio per questo dovevamo occupare il tempo per fare qualcosa e facilitare i nostri ragazzi a un contesto sociale che non è ancora pronto. Mi preme inoltre ringraziare tutti i componenti del Rotary perché finora non eravamo mai riusciti a mettere insieme i vertici dello sport regionale, un sindaco, due assessori e diverse associazioni territoriali. Bisogna partire da qui, migliorando la qualità di vita di queste persone». Subito dopo ecco Antonello Scagliola, presidente Cip regionale: «Il lavoro che si sta facendo è certosino e capillare, ma quello che dobbiamo capire è perché c'è questa distanza tra il Comitato Paralimpico e questi ragazzi insieme alle loro famiglie. Dobbiamo fare di questa cosa la nostra missione. Ci sono delle realtà paralimpiche virtuose nella nostra regione, ma anche atlete. Basti pensare che alle Paralimpiadi di Tokyo sono partite due atlete calabresi ed entrambe sono tornate con la medaglia al collo, una per il tiro con l'arco e l'altra nel triathlon».
Il campione del mondo Pellegrini
Completa infine il giro degli interventi il campione del mondo, Andrea Pellegrini: «Le disabilità esistono, come anche le barriere che troveremo in ogni parte del mondo ma quelle più spesse sono quelle mentali. Quanti genitori rimangono chiusi in casa con i propri figli? Dobbiamo essere ancora più forti nell'abbattere queste barriere, lottando per i nostri figli e garantendogli un futuro migliore. Il problema non è lo scalino che ci impedisce di salire il marciapiede, perché in un modo o nell'altro lo superiamo, ma la cosa più importante è costruire la mentalità della gente partendo però dalla scuola. Io sono stato fortunato. Ho avuto un incidente a venti anni, nel prendere il treno sono caduto sulla banchina e il treno ha iniziato a camminare, trascinandomi per circa una ventina di metri con la gamba in mezzo alle rotaie, ma sono ancora qui perché non era il mio momento. Avevo una missione da compiere che era quella dello sport. Prima non mi accettavo per quello che era successo, ma poi ce l'ho fatta grazie anche a un centro di riabilitazione, e sono queste strutture che dovrebbero essere fatte in città. Ripeto, mi reputo fortunato ma ci sono anche persone che vanno aiutate e bisogna farlo».