Liliana Madeo, le origini calabresi e la lunga carriera giornalistica: fu la prima cronista donna a Roma
VIDEO | È nata in Basilicata ma il nonno era di Rossano. Nel 1965 cominciò a collaborare con La Stampa. Per mezzo secolo ha raccontato fatti di cronaca e personaggi di cultura con sguardo sempre limpido e attento alle persone
Sorridente e gioviale, gentile ma schiva, Liliana Madeo se ne sta nella sua grande casa ricolma di libri nel cuore di Roma. Ci accoglie con un’ospitalità tutta meridionale, anche se l’accento tradisce gli anni di formazione passati fra l’Emilia e la capitale. Chiacchiera amabilmente e ci mostra i libri che ha scritto e quelli che continua a leggere con avidità instancabile. E poi, ci porta al di là della scrivania, dove custodisce alcuni dei pezzi che hanno fatto la sua storia, la sua carriera e il suo nome.
Una cronista tra redazioni maschili e storie italiane
Liliana è stata testimone di cinquant’anni della storia italiana, che ha documentato con gli occhi della cronista di costume e spettacolo, prima, e di cronaca nera dopo, seguendo da inviata accadimenti di grande rilievo, come terremoti, alluvioni, fatti di mafia e di camorra, attentati, vicende del terrorismo. Quando il giornalismo era un mestiere solo di uomini, nel 1965, mentre a Milano Camilla Cederna scriveva per L'espresso e avviava la sua celebre rubrica al femminile sui fatti di costume “Il lato debole” e Oriana Fallaci partiva per gli Stati Uniti per intervistare gli astronauti della NASA per conto de L’Europeo, a Roma Liliana iniziava a collaborare con la redazione de La Stampa nel 1965, dove poi è entrata definitivamente nel 1969, rimanendo fino ai primi anni del XXI secolo. Concretezza e cultura, nel periodo in cui i giornalisti avevano una voce stentorea. Ha narrato le storie dei suoi contemporanei in un’epoca di grande emancipazione e di cambiamento da un modello di società a un altro.
Se ora le donne in una redazione sono più o meno nello stesso numero degli uomini, Liliana è stata la prima a entrare in una delle principali redazioni romane. Un mestiere pioneristico, che ha affrontato con lo spirito degli uomini, con i tempi prettamente maschili e la dedizione che è tipica maschile, perché un giornalista deve essere sempre a disposizione del giornale. Ai tempi della direzione di Vittorio Gorresio, le veline e i fogli scritti a macchina venivano pinzati e sistemati affinché ciò che avveniva ogni giorno non andasse perso.
Nata a Genzano di Lucania, suo nonno paterno era originario di Rossano, a sua volta discendente dalla comunità di Longobucco. Il suo sangue perciò è metà lucano, metà calabrese, tutto del Sud insomma. Della tenacia delle donne del Sud ne ha tutte le caratteristiche, compresa la testardaggine e la determinazione. L’ha dimostrata anche nei suoi anni giovanili, quando si è scontrata con sua madre che voleva che diventasse insegnante di scuola. Lei ha per questo conseguito la laurea in Lettere e, nel 1966, ha vinto il concorso per l’insegnamento delle materie letterarie nella scuola secondaria. Ma l’esperienza d’insegnamento durò poco perché nel 1969 vene assunta come giornalista (prima praticante, poi una volta superato il concorso nazionale diventa redattore ordinario) presso La Stampa. La madre non fu particolarmente felice di questa scelta, ma sicuramente avrà cambiato idea nel vedere la dedizione e la passione con cui la figlia ha lavorato negli anni e le soddisfazioni raggiunte.
Incontri, inchieste, memoria: la sua firma tra cultura e società
Dal 1971 viene inviata per seguire eventi di grande portata come terremoti, alluvioni, fatti di mafia e di camorra, attentati, fatti di terrorismo, scoperte archeologiche, seminari internazionali, rivolte carcerarie, controculture giovanili, la difficile attuazione delle leggi per la chiusura dei manicomi, il traffico delle droghe ecc. nel 1991 viene nominata inviato speciale continua a occuparsi delle stesse tematiche con una pendenza attenzione ai fatti culturali e personaggi della cultura dello spettacolo. Tra i tanti personaggi intervistati, spiccano figure di rilievo: Zoran Music, Ignazio Silone, Mario Pallottino, Attilio Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Franco Zeri, Goffredo Parisi, Alberto Moravia, Natalia Ginzburg, Massimo Troisi, Carmelo Bene, Luchino Visconti, Federico Fellini, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni, Franco Battiato, Gianni Amelio.
Preme ricordare due episodi in particolare: il primo riguarda Alberto Burri, che si era ritirato con sua moglie Minsa nella sua sontuosa villa a Beaulieu, sulla Costa Azzurra, e non aveva un bel rapporto con la stampa, rifiutando ogni tipo di intervista o di ripresa. Liliana riuscì a farsi invitare nella loro casa per un tè e con la delicatezza che la contraddistingue raccolse tutti i racconti che il pittore le rivelò e ne scrisse un pezzo bellissimo che rimase a lungo il più importante della stampa internazionale. L’altro episodio riguarda il poeta Giuseppe Ungaretti, che venne raggiunto nella sua casa romana quando era già in tarda età e fece una allegra chiacchierata con lei, e prima di congedarla le regalò un libro autografato.
Ma Liliana ha scritto anche di grandi mostre, dai Greci in Occidente ai Maya, gli Etruschi, la Pittura Fiamminga e olandese del 1900, Picasso in Italia. Ha raccontato di grandi scoperte archeologiche, da Ebla in Siria a Malatya in Anatolia. Ha fatto inchieste sul destino del patrimonio d’arte e di storia del mondo, dai lavori per la metropolitana ad Atene agli scavi di Baia, al sarcofago di Federico II di Svevia, alla politica dei restauri di Algieri; ancora sullo stato delle nostre città, come la trasformazione di Salerno con i finanziamenti delle comunità europea, e la sopravvivenza delle popolazioni indigene dell’Amazzonia. Nel 1975 ha fondato e diretto il periodico femminista “Differenze”. Nel 1986 ha vinto il premio internazionale di giornalismo Città di Roma. Nel 1990-‘92 ha lavorato come consulente del Tg2, “Dalla parte delle donne”, programma settimanale della seconda rete televisiva Rai. Negli stessi anni, ha fatto parte del Tavolo delle Donne promosso dalla Commissione per le varie opportunità presieduta da Tina Anselmi che si riuniva presso la Presidenza del Consiglio analizzando questioni come la relazione donna-mass media, marginalità e autorevolezza femminile, cultura e visibilità del sapere femminile. Nel corso del tempo, ha pubblicato vari libri di grande interesse. Nel 1994 ha pubblicato “Donne di mafia. Vittime, complici e protagoniste”, edito da Mondadori, di cui è uscita per nel 1995 l’edizione giapponese. La storia è stata trasposta per la TV in due puntate su Radio 2 con la regia di Giuseppe Ferrara. Insomma, tra battaglie e ordinarietà, Liliana Madeo ha tracciato il percorso di un pezzo di storia del nostro Paese attraverso le storie della borghesia romana e del contesto urbano coevo più di quanto abbiano potuto fare esperti sociologi.