Porto di Corigliano, progetto da 22 milioni per una nuova banchina turistica. Ma c’è chi è contrario: «Ce ne sono almeno 3 inutilizzate»
VIDEO | Senza un piano a supporto della maxi opera e senza armatori l’investimento si rivelerebbe inutile, sostiene il direttore tecnico della Fom cantieri nautici
Il porto di Corigliano potrebbe presto cambiare volto. Un progetto da 22 milioni di euro punta a realizzare una nuova banchina turistica da 300 metri, destinata all’attracco di traghetti. L’opera, ancora lontana dal realizzarsi, dovrebbe sorgere nei pressi della darsena peschereccia, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo del porto nei collegamenti marittimi. C’è chi guarda con favore a un intervento che potrebbe attrarre traffico passeggeri e nuovi flussi turistici. Ma non mancano posizioni più caute.
Tra queste quella di Gianluca Feraco, direttore tecnico della Fom Cantieri Nautici, realtà attiva nella nautica da diporto. «Da imprenditore investo solo quando ho contratti firmati o segnali concreti dal mercato» afferma Feraco. Il suo ragionamento è netto: prima di impegnare 22 milioni di euro in una nuova infrastruttura, sarebbe necessario avere la garanzia di un ritorno, o almeno una previsione realistica. «Per una banchina crocieristica – prosegue – servirebbe una manifestazione d’interesse formale da parte degli armatori. Se qualcuno mi dicesse che per i prossimi dieci anni porterà navi qui a Corigliano, allora il progetto avrebbe un senso. Ma oggi non mi risulta che il sindaco abbia avviato contatti in tal senso». Un’affermazione che mette a nudo il nodo centrale della questione: la mancanza, almeno al momento, di un piano commerciale strutturato a supporto dell’opera.
Un porto con potenzialità inespresse
Dal punto di vista tecnico, Feraco non nega le potenzialità dell’infrastruttura: «Il porto ha fondali importanti e può accogliere qualsiasi tipo di imbarcazione. Ma è sottoutilizzato. Attualmente ci sono almeno tre banchine libere e non operative. Questo, semplicemente, vuol dire che il traffico non c’è». L'analisi è lucida. Il timore è che si finisca per costruire una nuova banchina che, come le altre, resti vuota. Un rischio concreto se non si lavora parallelamente su attrattività, marketing portuale e accordi con operatori del settore.
Nel frattempo, il comparto nautico che sembra invece già rispondere positivamente è quello del diporto. «Io ho realizzato 250 posti barca e li ho affittati tutti in 15 giorni» racconta Feraco. «I clienti non sono solo locali. Arrivano dal Tirreno, dalle Puglie, dalla Campania. Portano le barche, restano in città, spendono». Un dato che dimostra l’esistenza di una domanda reale. Ma anche in questo caso, lo sviluppo è frenato da vincoli urbanistici: «Ho richiesto di realizzare altri 150 posti, ma il piano regolatore del porto non lo consente. È un limite che va superato. Oggi il diporto rappresenta un’opportunità concreta per il territorio».